lunedì 21 marzo 2011

Domenica la visita del Papa alle Fosse Ardeatine. Con lui il rabbino di Roma Di Segni e il card. Cordero Lanza di Montezemolo, figlio di una vittima

Il Papa ci andrà la mattina di domenica prossima 27 marzo, alle Fosse Ardeatine (foto). Benedetto XVI ha accolto l’invito dell’Associazione nazionale tra le Famiglie italiane dei Martiri caduti per la libertà della Patria per visitare in forma privata il sacrario nel 67° anniversario dell’eccidio; Papa Ratzinger sarà così il terzo Pontefice a recarsi nelle cave di tufo lungo la via Ardeatina dove, il 24 marzo 1944, 335 civili e militari italiani (tra cui 75 ebrei) furono trucidati dai nazisti come rappresaglia per l’attentato che il giorno prima, in via Rasella a Roma, aveva causato la morte di 33 Ss. La visita di Benedetto XVI sarà particolarmente significativa, visto che sarà un Papa tedesco a recarsi là dove i suoi connazionali compirono una fra le più agghiaccianti rappresaglie dell’ultima guerra.
Ad accogliere il Papa al Sacrario saranno il cardinale vicario Agostino Vallini, il generale Vittorio Barbato, Commissario Generale per le Onoranze ai Caduti in guerra, il capitano Francesco Sardone, direttore del Mausoleo, la signora Rosina Stame, presidente nazionale dell’ANFIM e il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Di Segni. Dopo aver deposto un cesto di fiori davanti alla lapide che ricorda l’eccidio, il Santo Padre attraverserà le grotte e raggiungerà l’interno del Sacrario, raccogliendosi in ginocchio davanti alle tombe. Successivamente il Pontefice e il Rabbino Capo reciteranno una preghiera per i defunti. Uscendo dal Monumento il Santo Padre apporrà la sua firma al Libro dei visitatori e rivolgerà un breve saluto sul Piazzale antistante il Sacrario ai Familiari delle Vittime e a tutte le persone presenti. Sarà presente inoltre il card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, già nunzio apostolico in varie nazioni e figlio di una delle vittime delle Ardeatine, Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, che dopo l’8 settembre 1943 era tra i responsabili italiani di Roma come "città aperta". Entrato però in clandestinità per evitare l’arresto, nel gennaio 1944 il funzionario fu arrestato e portato nel carcere di via Tasso: dal quale vennero presi molti dei prigionieri destinati alla rappresaglia consumata nelle cave di pozzolana delle Ardeatine. "Dolori del genere restano per sempre – afferma oggi il figlio cardinale, che ricorda ancora il calvario affrontato per il riconoscimento della salma del padre, dopo la liberazione di Roma nell’estate 1944 –. Ma non c’è senso di vendetta: umanità significa anche perdonare. La giustizia fa il suo corso, infierire non serve a niente".

Avvenire, Radio Vaticana