Il ministero del prete, la sua “identità”, la conformità della sua vita al Vangelo, il servizio al popolo di Dio: sono gli argomenti di cui si occupa il “Messaggio ai Sacerdoti” che il prefetto della Congregazione per il Clero, card. Mauro Piacenza (nella foto con Benedetto XVI), ha scritto in occasione della Quaresima 2011. Reso noto in tarda mattinata, il messaggio si apre con un appello alla “conversione”. Scrive infatti il cardinale: “Il tempo di grazia, che insieme ci è dato di vivere, ci chiama ad una conversione rinnovata, come sempre nuovo è il Dono del Sacerdozio ministeriale, attraverso il quale, il Signore Gesù si rende presente nelle nostre esistenze e, attraverso di esse, nella vita di tutti gli uomini”. “Conversione, per noi Sacerdoti, significa innanzitutto adeguare sempre più la nostra vita alla predicazione, che quotidianamente ci è dato di offrire ai fedeli, diventando, in tal modo, ‘brani di Vangelo vivente’, che tutti possono leggere ed accogliere”, prosegue il messaggio, esortando i presbiteri a conformare il cuore, la mente, gli atteggiamenti “all’immagine di Cristo Buon Pastore, che in noi è stata sacramentalmente impressa”. L’invito si estende anche a “come” essere pastori e a “che cosa” sia “necessario fare, per esserlo davvero al servizio dei fratelli”. Nella parte centrale del messaggio, il card. Piacenza parla della “nuova evangelizzazione”, in riferimento alla figura del presbitero. Scrive infatti: “Un mondo scristianizzato richiede una nuova evangelizzazione, ma una nuova evangelizzazione reclama Sacerdoti ‘nuovi’, non certo nel senso della superficiale rincorsa di ogni effimera moda passeggera, ma in quello di un cuore profondamente rinnovato da ogni Santa Messa”. Rispetto a un certo “attivismo” che sembra essere oggi richiesto al clero, il cardinale suggerisce come “particolarmente urgente” sia “la conversione dal rumore al silenzio, dall’affannarci nel ‘fare’ allo ‘stare’ con Gesù, partecipando sempre più consapevolmente al Suo essere. Ogni agire pastorale deve essere sempre eco e dilatazione di ciò che il Sacerdote è!”. Invita poi alla “comunione”, “con Dio e con la Chiesa, e, in essa, con i fratelli”, sottolineando che “la comunione ecclesiale si caratterizza fondamentalmente dalla coscienza rinnovata e vissuta di vivere ed annunciare la stessa Dottrina, la stessa Tradizione, la stessa storia di santità e, perciò, la medesima Chiesa”. Il cardinale insiste poi sul “modello di sicuro riferimento” che il presbitero rappresenta per i fedeli, comprendendo la sua presenza e testimonianza nella “bellezza di essere in un esodo di popolo”. Nella parte conclusiva del Messaggio per la Quaresima, il cardinale esorta i presbiteri a convertirsi “alla partecipazione quotidiana al Sacrificio di Cristo sulla Croce”, sottolineando che il prete è chiamato “come i grandi santi, a vivere in prima persona il mistero di tale sostituzione, al servizio dei fratelli, soprattutto nella fedele celebrazione del Sacramento della Riconciliazione, cercato per se stessi e generosamente offerto ai fratelli, unitamente alla direzione spirituale”. Dopo aver notato come oggi sia particolarmente urgente “portare la luce della sapienza evangelica ed ecclesiale nelle contemporanee circostanze”, il messaggio si chiude considerando “la fatica” e “l’esperienza di essere pochi rispetto alle necessità della Chiesa”. “Ma – ammonisce – se non ci convertiamo, saremo sempre meno, perché solo un sacerdote rinnovato, convertito, ‘nuovo’ diviene strumento, attraverso il quale, lo Spirito chiama i nuovi sacerdoti”.