venerdì 9 gennaio 2009

La sfida formativa della Giornata Mondiale della Gioventù: spunti di riflessione dal discorso del Papa alla Curia Romana

Passata forse in secondo piano a causa delle feste natalizie, la riflessione sulla GMG - all’interno del discorso di Natale rivolto da Benedetto XVI alla Curia romana il 22 dicembre scorso - ha offerto spunti tutt’altro che scontati. Il Papa, ripercorrendo l’anno appena trascorso e, in particolare, i viaggi apostolici, è tornato con la memoria ai giorni di Sydney: «È stata una festa della gioia - una gioia che infine ha coinvolto anche i riluttanti: alla fine nessuno si è sentito molestato. Le giornate sono diventate una festa per tutti, anzi solo allora ci si è veramente resi conto di che cosa sia una festa - un avvenimento in cui tutti sono, per così dire, fuori di sé, al di là di se stessi e proprio così con sé e con gli altri». Di qui l’occasione per proporre un affondo sulla natura di ciò che succede in una GMG. «Analisi in voga - ha detto il Pontefice - tendono a considerare queste giornate come una variante della moderna cultura giovanile, come una specie di festival rock modificato in senso ecclesiale con il Papa quale star. Con o senza la fede, questi festival sarebbero in fondo sempre la stessa cosa… Sarebbero momenti di una festosa estasi, che però in fin dei conti lascerebbero poi tutto come prima, senza influire in modo più profondo sulla vita». Ma le GMG sono molto di più. Lo sa il Papa e lo sanno quanti si occupano a tempo pieno dei giovani, come don Francesco Riccio, delegato per la Pastorale giovanile della Campania, che spiega: «Nella nostra regione il cammino di preparazione verso Sydney è stato inserito nel percorso dell’Agorà dei giovani. Vi hanno partecipato i ragazzi già legati ai percorsi della pastorale giovanile. A nessuno Sydney è stata proposta come una vacanza o come un evento a sé. Per i molti che non sono potuti partire per l’Australia, poi, abbiamo proposto un incontro regionale a Pompei e preparato sussidi appositi per le parrocchie, così che tutti quelli che lo desideravano, hanno potuto partecipare. Del resto era stato così anche per Colonia e per l’incontro di Loreto». Se importante è la preparazione, altrettanto lo è il seguito. «Come un lungo cammino precede le Giornate - ha ricordato Benedetto XVI - così ne deriva anche il camminare successivo. Si formano delle amicizie che incoraggiano a uno stile di vita diverso e lo sostengono dal di dentro. Le grandi Giornate hanno, non da ultimo, lo scopo di suscitare tali amicizie e di far sorgere in questo modo nel mondo luoghi di vita nella fede, che sono insieme luoghi di speranza e di carità vissuta». Maria Grazia Pomponio, delegata laica di Abruzzo e Molise, si ritrova perfettamente in queste parole: «Le amicizie che nascono alle Gmg sono amicizie speciali. Quando si diventa amici in quelle occasioni, si è amici per sempre. L’ho sperimentato di persona già a Toronto. Ci sono persone che, pur abitando lontano, sento vicinissime perché con loro ho in comune valori profondi. E dalle amicizie scaturiscono anche iniziative e cammini. Nella mia arcidiocesi di Chieti-Vasto, dopo Sydney, è nata la consulta di Pastorale giovanile; una band musicale diocesana e un gruppo di Sentinelle del mattino che ha già proposto un’iniziativa di evangelizzazione in un centro commerciale nei giorni precedenti il Natale. Sono amicizie, quelle che fioriscono alle GMG, che portano frutti abbondanti». Un passaggio importante del discorso ha definito il ruolo dello stesso Papa che «non è la star intorno alla quale gira il tutto. Egli è totalmente e solamente vicario. Rimanda all’Altro che sta in mezzo a noi». «Ho letto positivamente questo intervento - commenta don Ivan Bettuzzi, delegato per il Triveneto - perché è chiaro che l’evento della GMG non ruota attorno a una persona investita di 'superpoteri' ma si presenta come un evento di Chiesa. In questo passaggio vedo anche un segno di novità rispetto alle precedenti edizioni. Benedetto XVI ha voluto collocarsi in una posizione, per così dire, 'defilata', lasciando maggiore spazio alla Parola e ai diversi momenti della Giornata. In questo modo si incoraggia quella che è l’ordinaria prassi pastorale delle diocesi, fatta di piccoli ma significativi passi quotidiani».