domenica 1 febbraio 2009

'L'Osservatore Romano' e i grandi personaggi della storia. Charles Darwin mai condannato, Giorgio Gaber uomo geniale

La Chiesa non ha mai messo all'indice le opere di Darwin. "La Chiesa Cattolica - ha scritto ieri L'Osservatore Romano in un articolo di prima pagina di Lucetta Scaraffia - non ha reagito ufficialmente mettendo il libro all'indice e si è sempre rifiutata di pensare che la religione e la scienza non possano camminare insieme, nonostante la strumentalizzazione in favore dell'ateismo che veniva fatta del libro e dell'autore". La questione posta oggi dall'autore di "Sull'origine delle specie" "non è tanto la contrapposizione fra scienza e Bibbia sulla storia dell'evoluzione, ma il rapporto fra scienza, o almeno una parte di essa, e fede nella definizione del concetto di natura umana. Per difendere una specificità che dà senso spirituale a ciascuna delle nostre vite", spiega il quotidiano vaticano, ricordando come l'allontanamento dalla fede di Darwin non sia solo, e non tanto, dovuta dalla visione materialistica che l'autore traeva dalla sua teoria, quanto anche dalla reazione "alla prematura scomparsa dell'amatissima figlia Annie. Solo dopo questa morte - scrive la Scaraffia - Darwin si lasciò risolutamente alle spalle la fede cristiana. Questa accentuazione di una forte componente personale nel rifiuto della fede da parte del grande scienziato può fare sperare più che in passato in una compatibilità fra scienza evoluzionista e fede in Dio, già difesa del resto dallo scienziato gesuita Pierre Teilhard de Chardin". Oggi, conclude L'Osservatore Romano, non è più il caso di discutere della "possibilità di far coesistere l'ipotesi scientifica dell'evoluzione delle specie viventi con un progetto divino", quanto del "modo stesso di concepire l'essere umano".
Omaggio del L'Osservatore Romano a Giorgio Gaber, in occasione dei 70 anni dalla nascita. "Non è stato solo un raffinato cantautore, e uno degli inventori del 'teatro-canzone' - scrive il quotidiano d'Oltretevere in un articolo intitolato 'Un uomo libero chiamato Signor G' - è stato prima di tutto un uomo geniale e sensibile che guardava e ragionava su se stesso e sugli altri con profonda onestà, animato da un inesausto amore per l'uomo". L'articolo ripercorre la vita di Giorgio Gaber, dalle origini slovene della famiglia, testimoniate dal cognome Gaberscik, e ricordando come negli anni '70 l'autore ha saputo proporsi "come voce critica alla coscienza di un Paese che dopo gli anni del boom si avvia a una fase più drammatica" con "una voce non omologabile". E fino alle sue affermazioni più recenti "sull'importanza culturale delle radici cristiane per la civiltà occidentale: una civiltà sostanzialmente cristiana". Per Gaber, osserva il quotidiano vaticano, "anche i valori civici hanno un'origine precisa" tanto che da laico riteneva che "bisogna paragonare i propri principi a quelli di Cristo, perchè i nostri valori nascono da lì".