martedì 31 marzo 2009

'L'Osservatore Romano': il Papa prima della curia e delle strutture pastorali punta a innovare la mentalità e il cuore dei cristiani

"Benedetto XVI è un Papa che innova. Ma prima di rinnovare curia, strutture, piani pastorali, punta a innovare la mentalità e il cuore dei cristiani". Lo scrive L'Osservatore Romano, in un editoriale a firma del vicedirettore Carlo Di Cicco. "E mentre all'interno egli spinge per questo cambio di mentalità, nei confronti dell'esterno - si legge - la città secolare, egli propone una reciproca e diversa attenzione: rispetto pieno, distinzione e dialogo aperto a tutto campo, modulandolo sulla ragione. Una ragione che anzitutto è chiamata a ricuperare la ragionevolezza del problema di Dio, senza il quale non si può cogliere neppure la natura della Chiesa, che va pensata e giudicata entro criteri religiosi e non secondo categorie economiche e politiche. Benedetto XVI - prosegue - sa bene che è in primo piano la credibilità della Chiesa e perciò punta tutte le carte a renderla, in ogni sua espressione, credibile discepola del Vangelo". "Si comprende così anche l'insistenza del Papa sui temi della fede, della speranza e della carità che sono i segni distintivi dei cristiani - sottolinea il quotidiano vaticano - coloro cioè che si fidano di Dio e che perciò amano sempre, anche quando non se ne avrebbe voglia. Sono i cristiani di nuovo conio a cui pensa Benedetto XVI. Aperti, non paurosi ma neppure tracotanti; miti come il loro fondatore, gente che vive spendendosi per gli altri, interessata a creare unità, che propone la propria fede senza imporla. Quando il Papa invita a leggere il Concilio Vaticano II con l'ermeneutica della riforma pone un tema centrale, una possibile piattaforma di unità che garantisce l'aggiornamento con ogni sua esigenza, senza rinnegare la parte buona del patrimonio secolare della storia cristiana, meglio noto come la grande tradizione cattolica. I cattolici, progressisti o conservatori che si vogliano definire, ne sono ugualmente figli". "Ma per Papa Ratzinger la riforma va presa sul serio, non solo a parole. Perciò - scrive l'organo della Santa Sede - incalza e scomoda tutti perché sollecita a cambiare radicalmente il modo di pensare cristiano, passando da un pensiero animato dai saperi secolari, a un pensiero che si fa guidare anzitutto dal sapere biblico e teologico. Se Dio rappresenta il centro nella mente dei credenti, la fedeltà a lui esprime la misura per valutare la rispondenza delle istituzioni religiose alla missione di annunciare il Vangelo. E se egli legge il concilio nell'ottica della riforma - osserva - significa che tale riforma è necessaria e che non è ancora compiuta. Per questo occorre guardare piuttosto al presente e al futuro per essere buoni ascoltatori di Dio più di quanto siamo stati nel passato. Può sembrare un paradosso che un Papa chieda ai fedeli di fidarsi maggiormente di Dio sopra ogni altra cosa, ma non lo è, perché il Dio con il quale egli chiede di aprire il colloquio non è un Dio generico, un idolo creato da noi, ma un Dio che 'benché spesso nascosto, esiste, è vicino, ci aiuta e ci accompagna'". "Se può allora apparire un paradosso Benedetto XVI che invita i cristiani e i giovani chiamati alla vita sacerdotale o consacrata a fidarsi di Dio - conclude - altrettanto paradossale appare la difficoltà a riconoscere il Papa quale amico prezioso del tempo presente".