martedì 3 marzo 2009

Padre Lombardi e la comunicazione della Santa Sede: si può imparare a fare meglio il nostro dovere. Troppo presto si dimenticano gli aspetti positivi

Padre Federico Lombardi ha chiesto ai media di non cedere a tentazioni riduzioniste nel puntare il dito contro le pecche comunicative all'interno della Chiesa. In una intervista a Zenit, il direttore della Sala Stampa vaticana ha difeso il sistema di comunicazione interno ed esterno alla Santa Sede, fortemente criticato negli ultimi tempi. In particolare, i commentatori vaticani hanno descritto in vari modi il gesto di Benedetto XVI di rimettere le scomuniche ai quattro Vescovi “lefebvriani”, giudicandolo a volte un “tracollo” quando non un “disastro”. “Parlare di questa crisi in termini apocalittici mi sembra eccessivo”, ha osservato il sacerdote gesuita. “L'anno passato è stato un anno di grandi successi comunicativi per il pontificato”. Il portavoce ha infatti ricordato il viaggio apostolico del 2008 negli Stati Uniti, che ha definito “splendido”, e ha sottolineato l' “ottima comunicazione” che si è avuta durante il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio e durante il viaggio in Francia. “Si fa troppo presto a dimenticare tutti questi aspetti e queste esperienze positive”, ha commentato. “Questo non è giusto ma, purtroppo, fa parte del nostro mondo così come della comunicazione”. Di fronte, invece, ai rischi derivanti dall'adottare prospettive limitate capaci di generare “grandi rumori”, padre Lombardi ha esortato i giornalisti a “guardare le cose con un po' di distanza e obiettività”. Il sacerdote ha quindi riconosciuto le tensioni suscitate all'interno dei meccanismi comunicativi vaticani dalla messa in onda, il 21 gennaio, dell'intervista alla televisione svedese di mons. Richard Williamson, in cui il vescovo lefebvriano minimizzava il numero delle vittime dell'Olocausto. “Chiarire le cose non è stato sicuramente facile”, ha confessato il portavoce vaticano, riferendosi alla differenza esistente tra le dichiarazioni negazioniste di Williamson e l'ordinazione episcopale illegittima che lo ha condotto alla scomunica. “Non è stato sicuramente il periodo più tranquillo, soprattutto per la Sala Stampa vaticana. Non posso quindi negare che ci siano stati dei problemi”. In un'intervista pubblicata il 5 febbraio sul quotidiano francese La Croix, padre Lombardi aveva sottolineato tra le cause alla base di queste confusioni da parte dell'opinione pubblica, la mancanza di note esplicative che accompagnassero le dichiarazioni. Allo stesso modo, ha auspicato la creazione di una “cultura delle comunicazioni” all'interno della Curia, che porti a un maggior coordinamento tra i dicasteri e la Sala Stampa. Alcuni commentatori hanno osservato che la ragione per la quale Benedetto XVI non era stato informato sul punto di vista del Vescovo Williamson in merito allo Shoah, prima della remissione della scomunica, va rintracciata nella mancanza di consultazioni interne. Padre Lombardi ha tuttavia detto a Zenit che le comunicazioni interne seguono i protocolli della Segreteria di Stato vaticana, anche se questi variano in base alle differenti situazioni. “Per ogni argomento e per ogni decisione ci sono degli itinerari specifici per la comunicazione”, ha spiegato. Il sacerdote ha quindi riconosciuto che “in Vaticano, poiché siamo tutti in cammino, possiamo imparare a fare meglio il nostro dovere. Spero che ciò voglia dire usare un linguaggio appropriato, prepararsi adeguatamente in anticipo, pensare a quali questioni verranno affrontate e quali risposte dobbiamo aver pronte quando comunichiamo”. A più di un mese dalle polemiche innescate dalle dichiarazioni del Vescovo Williamson, padre Lombardi esorta quindi i cattolici a guardare ai prossimi viaggi papali in Camerun e Angola a e in Terra Santa. “Ora che tutto è stato chiarito, credo che possiamo riprendere tranquillamente il nostro cammino e andare avanti”, ha concluso infine. “Nel servizio al Papa, stiamo percorrendo la via del Signore e la via della Chiesa in uno spirito di continua fiducia”.