mercoledì 29 aprile 2009

Udienza generale. Benedetto XVI: la fede ci aiuti a vedere la luce di Dio nella Chiesa e nell'umanità oltre la sporcizia del peccato

Quarantamila fedeli hanno accolto Benedetto XVI in Piazza San Pietro per l'Udienza Generale. Acclamato e applaudito con grande calore, il Papa ha compiuto un giro sulla jeep bianca tra i diversi settori che sono tutti gremiti, segno che i fedeli sono in numero maggiore rispetto ai trentamila che nei giorni scorsi hanno richiesto i biglietti alla Prefettura della Casa Pontificia. L'anziano Pontefice appare sorridente e in buona forma, dopo la faticosa visita di ieri alle zone dell'Abruzzo colpite dal terremoto.
“Amare la Chiesa”: è questo, secondo il Papa, uno degli insegnamenti attuali ancora oggi di San Germano, Patriarca di Costantinopoli, cui è stata interamente dedicata la catechesi di oggi. “Noi vediamo della Chiesa – ha detto Benedetto XVI, che ha concluso parlando a braccio – soprattutto i peccati in negativo, ma con l’aiuto della fede possiamo oggi e sempre riscoprire nella Chiesa la bellezza divina, Dio che si fa presente, si offre a noi attraverso Cristo, che nell’Eucarestia “si fa presente, passeggia con noi, come dice san Germano”. Nella Chiesa, ha detto inoltre il Papa, “riceviamo il perdono di Dio e impariamo a perdonare”. “Preghiamo il Signore – la conclusione della catechesi – perché ci aiuti a vedere nella Chiesa la sua presenza, la sua bellezza, e ci aiuti ad essere anche noi trasparenti per la sua luce”. “C’è una certa visibilità di Dio nel mondo e della Chiesa, e dobbiamo imparare a vedere”, ha detto il Papa soffermandosi, sempre a braccio, sulle “tre cose” che San Germano di Costantinopoli dice a noi. “Dio ha creato l’uomo a sua immagine – ha proseguito – ma su questa immagine si è scoperta tanta sporcizia derivata dal peccato che la bellezza di Dio quasi non traspare più: così Dio si è fatto uomo, e in Cristo possiamo contemplare il volto di Dio e imparare ad essere noi veri uomini, immagine di Dio. In questo modo, “Dio ci invita ad imitarlo, così che in ogni uomo traspare il volto, l’immagine di Dio”. “Dio aveva vietato di fare sue immagini, contro la tentazione dell’idolatria e del paganesimo”, ha ricordato Benedetto XVI: “ma attraverso Cristo si è fatto visibile, e le sante immagini ci insegnano a vedere Dio nel volto di Cristo, dei santi, di tutti gli uomini”. Altro insegnamento di San Germano di Costantinopoli valido ancora oggi, “la bellezza e la dignità della liturgia”. “Celebriamo la liturgia alla presenza di Dio – l’esortazione papale – con la dignità e la bellezza che fa vedere un po’l’immagine di Dio”. “La Chiesa è tempio di Dio, spazio sacro, casa di preghiera, convocazione di popolo, corpo di Cristo. E’ il cielo sulla terra, dove Dio trascendente abita come a casa sua e vi passeggia, ma è anche impronta realizzata della crocifissione, della tomba e della risurrezione”. Sono le parole di San Germano sulla Chiesa citate dal Papa. Per San Germano, “la Chiesa è la casa di Dio”, in cui “si trovano quelle vere e proprie perle preziose che sono i dogmi divini dell’insegnamento offerto direttamente dal Signore ai suoi discepoli”. Altra caratteristica originale di San Germano, secondo Benedetto XVI, sono le sue omelie, che “pur nello stile aulico e propriamente bizantino che le caratterizza, hanno ancora molto da dire anche a noi”. Per il Papa, inoltre, “creano ancora adesso stupore anche alcuni testi mariologici di San Germano che fanno parte delle sue omelie. Fra questi testi, Papa Pio XII ne prelevò uno che “incastonò come una perla” nella Costituzione apostolica Munificentissimus Deus, del 1950. Ultimo tratto tipico di San Germano, e della tradizione bizantina, menzionato dal Papa è la consapevolezza che “il decoro della forma retorica nella predicazione è altrettanto importante nella celebrazione liturgica quanto la bellezza dell’edificio sacro nel quale essa si svolge”.

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa