Come non ci si deve assuefare ''ai veleni dell'aria, e per questo l'impegno ecologico rappresenta oggi una priorità, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito''. Benedetto XVI lo ha voluto ricordarlo nell'omelia, denunciando l'assuefazione della nostra società ''a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società, ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l'uomo e la donna''. ''A questo - ha detto il Papa - sembra che ci si abitui senza difficoltà''. ''Si dice - ha osservato - che anche questo è libertà, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l'animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà''. ''La metafora del vento impetuoso di Pentecoste fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, l'aria salubre dello spirito che è l'amore''. Benedetto XVI ha poi formulato l'auspicio che "la Chiesa sia meno 'affannata' per le attività e più dedita alla preghiera". L'attivismo, infatti, potrebbe renderla sorda alla voce dello Spirito.
"Cari fratelli e sorelle - ha spiegato il Papa - lo Spirito di Dio, dove entra, scaccia la paura; ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d'amore: qualunque cosa accada, il suo amore infinito non ci abbandona". E la presenza dello Spirito nella Chiesa, lungo la storia, per Papa Ratzinger è stata evidente come dimostra "la testimonianza dei martiri, il coraggio dei confessori della fede, l'intrepido slancio dei missionari, la franchezza dei predicatori, l'esempio di tutti i santi, alcuni persino adolescenti e bambini. Lo dimostra l'esistenza stessa della Chiesa che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l'oceano della storia, sospinta dal soffio di Dio e animata dal suo fuoco purificatore". I cristiani di oggi - ha invocato il Papa - non siano da meno. Ad ascoltare la voce dello Spirito "ce lo insegna la Madre della Chiesa, Maria Santissima, Sposa dello Spirito Santo". "Quest'anno - ha concluso - la Pentecoste ricorre proprio nell'ultimo giorno di maggio, in cui si celebra solitamente la festa della Visitazione. Anche quella fu una sorta di piccola 'pentecoste', che fece sgorgare la gioia e la lode dai cuori di Elisabetta e di Maria, una sterile e l'altra vergine, divenute entrambe madri per straordinario intervento divino". "Le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l'energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite" debbono rappresentare un "perenne monito" per l'umanità. Benedetto XVI ha rilevato che però come accadde nel decidere quei bombardamenti anche oggi troppo spesso "l'essere umano sembra affermare se stesso come dio e voler trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell'universo".
"L'uomo - ha denunciato il Papa - non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto". Per Papa Ratzinger, "evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio, conseguenza di una falsa immagine che di Lui si è costruita, come il figlio prodigo della parabola evangelica che crede di realizzare se stesso allontanandosi dalla casa del padre". "Nelle mani di un uomo così - ha affermato il Pontefice - il 'fuoco' e le sue enormi potenzialita' diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l'umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia". Questo è accaduto con i bombardamenti atomici sul Giappone ma, per il Papa, "si potrebbero in verità trovare molti esempi, meno gravi eppure altrettanto sintomatici, nella realta' di ogni giorno". "Il vero fuoco, lo Spirito Santo, - ha detto il Papa - è stato portato sulla terra da Cristo. Egli non lo ha strappato agli dèi, come fece Prometeo, secondo il mito greco, ma si è fatto mediatore del ‘dono di Dio’ ottenendolo per noi con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte in croce”. Ricevere il dono dello Spirito significa comprendere il significato del vivere in comunità alla luce della Scrittura. Nel racconto che descrive la Pentecoste si sottolinea che i discepoli “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”. Questo luogo – ha spiegato il Santo Padre – è il Cenacolo dove “Gesù aveva fatto coi i suoi apostoli l’Ultima Cena, dove era apparso loro risorto”. “Gli Atti degli Apostoli tuttavia, più che insistere sul luogo fisico, intendono rimarcare l’atteggiamento interiore dei discepoli: ‘Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera’ (At 1,14). Dunque, la concordia dei discepoli è la condizione perché venga lo Spirito Santo; e presupposto della concordia è la preghiera”.
Radio Vaticana, Agi, Apcom
CAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE - il testo integrale dell'omelia del Papa