martedì 23 giugno 2009

Il Papa a San Giovanni Rotondo. Il saluto dei giovani: ci insegni ad avere come lei il coraggio di non omologarci per ridestare le coscienze sopite

Rilanciare una radicale testimonianza di amore in un mondo disorientato: è questo l'impegno assunto davanti a Benedetto XVI dai giovani che hanno preso la parola all'inizio dell'incontro nella Chiesa San Pio da Pietrelcina. Maria Celeste Buenza e Luigi Gravina si sono rivolti al Papa per esprimere i sentimenti dei giovani e "raccontargli a cuore aperto le nostre storie, forse brevi ma intense, in questo tempo che ci offre grandi possibilità ma anche tante solitudini. Nei suoi interventi ha sempre ribadito l'eterno e sempre nuovo fascino del Vangelo, che è il fascino di Gesù di Nazaret, Colui che entra nelle nostre vite non per togliere ma per aggiungere un sapore e una qualità umanamente insperabile. Questa percezione rivoluzionò l'esistenza di Francesco d'Assisi, tanto da dargli la forza di abbracciare l'amore piuttosto che le ricchezze e resta la scommessa di ogni giovane francescano e di tutti noi che con lei sperimentiamo la letizia del servire e non dell'essere serviti". "Questo insegnamento - hanno affermato - Padre Pio lo trasmetteva con amore ai suoi giovani discepoli sin dai primi anni della sua permanenza in questo luogo destinato a divenire punto di riferimento per tante anime. Quella povera fraternità, composta da pochi giovani e sostenuta dall'insegnamento e dall'esempio del frate di Pietrelcina e dei suoi confratelli, ha generato nel tempo la grande famiglia dei Gruppi di preghiera e il miracolo vivente della Casa Sollievo della sofferenza, realizzando di fatto la vera rivoluzione di Dio. Questo modo di rivoluzionare il mondo noi desideriamo incarnare nelle nostre vite, comunicare ai nostri coetanei e testimoniare al mondo intero" Al Papa i due giovani hanno chiesto "di aiutarci a scoprire ancora di più in Padre Pio un esempio di vita evangelica da imitare, soprattutto quando intorno a noi riusciamo a vedere solo il buio, quando invano tendiamo la nostra mano verso punti di riferimento talvolta evanescenti, quando nell'ora della sofferenza e della prova si fa ancora più seducente il canto delle sirene che ci illudono, offrendoci consolazioni effimere e ingannevoli. Ci indichi il modo per riuscire a riconoscere e ascoltare la voce di Dio, per poter comprendere il suo progetto su di noi. Ci aiuti a scoprire la nostra vocazione, ad avere l'entusiasmo di rispondere il nostro sì con lo stesso slancio di amore della Vergine Maria e di San Pio. Ci insegni ad avere, come lei, il coraggio e la forza di non seguire le mode, di non omologarci, per essere autentici cristiani e ridestare le tante cosciente sopite che vediamo intorno a noi".

L'Osservatore Romano