venerdì 7 agosto 2009

Memoria di San Sisto II e compagni martiri. Il Papa: anche oggi i cristiani perseguitati testimoniano che l'amore di Cristo è più forte dell'odio

Oggi la Chiesa ricorda San Sisto II Papa e compagni martiri. Una memoria liturgica che ci ricorda come ancora oggi, nel Terzo millennio, tanti cristiani continuano a subire persecuzioni e discriminazioni. Sisto II, ad appena 11 mesi dall’elezione al soglio pontificio, viene decapitato con sei diaconi nel cimitero di San Callisto: era il 258. Un editto dell’imperatore Valeriano proibiva di parlare in nome di Cristo. Papa Sisto preferisce obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Così paga con la vita il suo amore per Gesù. Oggi, a 2000 anni dall’evento che ha cambiato la storia, i cristiani restano la comunità più perseguitata nel mondo. Benedetto XVI parla di “missionari, sacerdoti, vescovi, religiosi, religiose e fedeli laici perseguitati, imprigionati, torturati, privati della libertà o impediti nell’esercitarla perché discepoli di Cristo e apostoli del Vangelo”: invita a pregare affinché ai cristiani discriminati e perseguitati – circa 200 milioni di persone - siano “riconosciuti i diritti umani, l’uguaglianza e la libertà religiosa”. Nello stesso tempo guarda ai martiri dei nostri tempi alla luce della speranza.
“Sono ‘speranza per il mondo’, perché testimoniano che l’amore di Cristo è più forte della violenza e dell’odio. Non hanno cercato il martirio, ma sono stati pronti a dare la vita per rimanere fedeli al Vangelo. Il martirio cristiano si giustifica soltanto come supremo atto d’amore a Dio ed ai fratelli” (Angelus, 25 marzo 2007).
“L’amore del nemico – afferma - costituisce il nucleo della ‘rivoluzione cristiana’, una rivoluzione non basata su strategie di potere economico, politico o mediatico”: è la rivoluzione silenziosa dell’amore che non poggia “sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve sulla sua bontà misericordiosa”.
“Ecco la novità del Vangelo, che cambia il mondo senza far rumore. Ecco l’eroismo dei ‘piccoli’, che credono nell’amore di Dio e lo diffondono anche a costo della vita” (Angelus, 18 febbraio 2007).
Il martire cristiano trasforma la morte in un’azione d’amore: “Quello che dall’esterno è violenza brutale, dall’interno diventa un atto d’amore che si dona totalmente. La violenza così si trasforma in amore e quindi la morte in vita” (21 agosto 2005: Santa Messa nella Spianata di Marienfeld).
Il Papa guarda “con speciale vicinanza spirituale…a quei cattolici che mantengono la propria fedeltà alla Sede di Pietro senza cedere a compromessi, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze”.
“Tutta la Chiesa ne ammira l’esempio e prega perché essi abbiano la forza di perseverare, sapendo che le loro tribolazioni sono fonte di vittoria, anche se al momento possono sembrare un fallimento” (Angelus, 26 dicembre 2006).
C’è poi la sottile persecuzione del secolarismo, laddove si tende sempre più ad emarginare i cristiani riducendo a fatto privato la fede, ritenuta legittima solo se, confinata nelle sacrestie, non incide come libera voce nella vita sociale.
“Come non dire poi che dappertutto, anche là dove non vi è persecuzione, vivere con coerenza il Vangelo comporta un alto prezzo da pagare? … chiediamo a Dio la grazia di vivere con coerenza la nostra fede, pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi” (Angelus, 26 dicembre 2005).
Il Papa ancora una volta invita a “non rispondere al male con il male, ma con la forza della verità e dell’amore”: “Maria Santissima, Regina dei Martiri, ci aiuti ad essere testimoni credibili del Vangelo, rispondendo ai nemici con la forza disarmante della verità e della carità” (Angelus, 26 dicembre 2007).

Radio Vaticana