Dopo L'Osservatore Romano, anche Avvenire critica oggi il teologo Hans Küng, rispondendo alle dure critiche mosse da questi a Papa Benedetto XVI per la sua decisione di accogliere in gruppo nella Chiesa Cattolica gli anglicani tradizionalisti. In un editoriale siglato ''Av'', a nome della direzione, Avvenire scrive che Küng, ''in modo ostentatamente 'tragico' stravolge e travolge il senso dello straordinario evento ecclesiale ed ecumenico maturato, dopo lunga e non facile gestazione, lo scorso 20 ottobre tra Roma, Westminster e Canterbury''. ''Una manciata di aggettivi a effetto - si legge ancora nell'editoriale - (torbido, medievale, scaltro) e due-tre sostantivi usati con disinvolta ferocia semantica (pirateria, impero, indignazione) sono messi, con già sperimentata veemenza propagandistica, al servizio dell'obiettivo. Ma forse l'espressione più rivelatrice di tutte è 'teologia kungiana'''. ''Sì, a legger bene - argomenta infatti Avvenire - Küng parla soprattutto di se stesso. Lo fa per evocazione e apertis verbis. Si cita e si compiace, tanto quanto si dispiace del magistero e del ministero di colui che oggi è Papa, che, in un altro tempo, gli fu collega e amico e che, appena eletto al soglio di Pietro, gli aprì mente e cuore''. ''Questo è il teologo - conclude l'articolo - questo e l'uomo, che si fa giudice del gesto ecumenico di Benedetto XVI e critico del primate anglicano Rowan Williams. Questo è il polemista che s'ingegna a disseminare concetti aspri e duri come pietre su di un passaggio cruciale nella millenaria vicenda della Chiesa di Cristo''.Asca