Un briefing su un tema attinente ai rapporti con gli Anglicani avrà luogo domani in Vaticano alla presenza del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il card. William Joseph Levada. "Non peschiamo nel lago anglicano", ha detto di recente il card. Walter Kasper, responsabile del Vaticano per i rapporti con le altre confessioni cristiane, a proposito dell'ipotesi di conversioni alla Chiesa Cattolica. "Se ci sono fedeli anglicani che vogliono diventare cattolici, seguendo lo Spirito e la loro coscienza, noi li accogliamo, perché pensiamo che vadano rispettati la libertà di coscienza e di religione. Ma - ha concluso Kasper - continuiamo il dialogo con la Chiesa anglicana, non cambiamo politica e non facciamo proselitismo. Ad ogni modo - ha aggiunto - non è il mio dicastero, ma la Congregazione per la dottrina della fede a occuparsi di questa materia". E domani il prefetto dell'ex Santo Uffizio è atteso nella Sala stampa vaticana assieme a mons. Joseph Augustine Di Noia, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Il giornale australiano The Record è stato il primo, a inizio anno, a dare la notizia secondo la quale il Papa si stesse preparando ad accogliere nella piena comunione con Roma vescovi, sacerdoti e fedeli della 'Traditional Anglican Communion', ossia quel gruppo di anglicani che si sono da tempo staccati dalla comunione con l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams ed hanno chiesto di essere riammessi 'in blocco': sono mezzo milione tra fedeli e clero. Alla base di una divisione tra anglicani, l'atteggiamento dell'ala 'liberal' sull'ordinazione di donne e omosessuali. A quanto si apprende, i presuli anglicani tradizionalisti hanno già sottoscritto in segno di adesione il Catechismo della Chiesa Cattolica e l'hanno depositato presso un Santuario mariano in Inghilterra. Riuniti con Roma, essi conserverebbero il diritto alla liturgia anglicana, che per come è celebrata da questi tradizionalisti anglicani è vicinissima alla Messa tridentina; manterrebbero il loro clero sposato, ma non i vescovi, in quanto secondo la tradizione della Chiesa, sia cattolica sia ortodossa, solo i celibi accedono all'episcopato. Inoltre, come è noto la loro ordinazione anglicana per la Chiesa Cattolica non è valida, come chiarito fin dai tempi di Leone XIII e sarà quindi necessario una nuova ordinazione, come avviene per gli altri pastori anglicani che passano alla Chiesa Cattolica. Secondo il blog Messainlatino.it, ''questa riunificazione inoltre avrebbe effetti travolgenti ben al di là della Traditional Anglican Communion, servendo da esempio anche a quei numerosi gruppi anglicani, rimasti all'interno della Comunione Anglicana e quindi dipendenti da Canterbury, che esprimono fortissimo disagio per la recente ammissione delle donne all'episcopato, e in precedenza, negli anni '90, al sacerdozio. Secondo Damian Thompson, direttore del periodico britannico Catholic Herald, potrebbe essere accordata alla Traditional Anglican Communion lo statuto di prelatura personale come l'Opus Dei.Non quindi, una Chiesa uniate come ve ne sono tra le Orientali, ma una sorta di diocesi mondiale con propri apostolati e proprio vescovo. Una soluzione analoga a quella che si ipotizza anche per la Fraternità San Pio X.