Radio Vaticana
lunedì 19 ottobre 2009
Sinodo dei vescovi per l'Africa. Convegno in Campidoglio su pace e giustizia nel continente, per una partnership del rispetto e della parità
Si è svolto stamani, presso il Campidoglio, un Convegno internazionale dal titolo “Africa: quale partnership per la riconciliazione, la giustizia e la pace?”, organizzato dal Comune di Roma, in collaborazione con la Segreteria del Sinodo dei vescovi, la Radio Vaticana e la Comunità di Sant’Egidio. Tra i partecipanti al Convegno, anche alcuni Padri Sinodali. L’Africa e Roma, ovvero l’Africa e il mondo intero, che la capitale italiana, in un certo senso, rappresenta: è partito da questa premessa il Convegno, per ribadire che tra i due luoghi geografici c’è un legame forte, operoso, che si riversa poi su tutto il globo. Fondamentale, però, la promozione di uno sviluppo che non sia solo quello del mercato e del profitto, ma che guardi all’integrità dell’essere umano e permetta al continente africano di concretizzare le proprie potenzialità, rompendo il monopolio delle multinazionali. "Non c’è nessun progetto di sviluppo - ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno -, nessuna impostazione di carattere tecnico che potrà avere successo se non sarà fondata su una base di valori e sul riconoscimento del valore universale della persona umana". Le analisi sociologiche non bastano, ha aggiunto mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi, per risolvere i problemi dell’Africa bisogna essere illuminati dal Vangelo. Quindi, il presule ha ribadito alcune sfide dell’attuale Sinodo per l’Africa. "Intraprendere l’opera di evangelizzazione, anzi di una nuova evangelizzazione che tenga conto dei rapidi mutamenti sociali di questa nostra epoca e del fenomeno della globalizzazione mondiale. Lenire le ferite dovute alla povertà, alle malattie, alle violenze e alle guerre, alle nuove forme di colonialismo e di schiavitù, le cui principali vittime sono le persone più fragili i giovani e le donne". Una partnership del rispetto e della parità, non dall’alto in basso: ecco quello che cerchiamo, ha ribadito padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana. Una partnership che coinvolga tutti, leale ed aperta, aliena da discriminazioni, divisioni o meschine concorrenze fra i suoi attori: "Il movimento di partnership con l’Africa e per l’Africa che vogliamo promuovere non è qualche cosa di strettamente limitato alle forze ecclesiali, anche se alcune di queste assumono un ruolo animatore. Questo movimento di partnership non può che essere coinvolgente - almeno nelle intenzioni - di tutta la comunità civile, perché nella sua natura e nelle sue modalità deve portare i tratti che costruiscono riconciliazione, giustizia e pace, quindi ideali, modi di essere che sono universali, che sono di tutti e per tutti". L’Africa è il banco di prova della coscienza internazionale, ha aggiunto il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ed è ora che il continente veda un nuovo inizio, facendo leva sulla sua ricchezza più grande, ovvero la sua gente. Poi, Riccardi si è soffermato sul problema dell’immigrazione: "L’immigrazione va capita in un senso più largo, al di là del dibattito politico quotidiano. L’immigrazione non si ferma alle frontiere, l’immigrazione si ferma in Africa con lo sviluppo, con la cooperazione, dando opportunità agli africani che vogliono costruire un Paese, un futuro, un Continente migliore". Sul concetto di “EurAfrica” si è invece concentrato mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, il quale ha ribadito l’importanza che gli africani non abbandonino il proprio continente: "Vogliano che l’Africa sia in Africa, cioè mettiamo insieme le nostre intelligenze, le intelligenze del Nord e del Sud e arriveremo a creare un mondo più felice, in cui non è più la legge della forza, ma soprattutto la legge del diritto. Vogliamo tutti che l’EurAfrica sia una realtà grazie a questo partenariato delle 'materie grigie' e non delle materie prime". La necessità di una “good governance” è stata, invece, al centro dell’intervento di mons. José Camnate Na Bissign, vescovo di Bissau, in Guinea Bissau. "Se il malgoverno, se la crisi dei valori sono le cause principali dei conflitti attuali in Africa, la buona governance, l’educazione ai valori devono diventare la chiave per la pacificazione dei rapporti sociali". La riconciliazione deve svilupparsi su tre livelli, ha continuato il presule: nella società civile, perché prenda coscienza dei fattori endogeni dei conflitti; nel partneriato con i poteri pubblici che tengano conto del bene comune, e nell’alleanza con istituzioni che difendono i diritti umani. Infine, la toccante testimonianza del card. Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, il quale ha ricordato il lungo e doloroso percorso del Sudafrica, Paese passato dal colonialismo alla democrazia, raggiunta nel 1994 con le prime elezioni libere. Un lungo cammino segnato anche dall’apartheid, che il porporato ha definito come “il male, ingiustificabile in alcun modo”, ricordando poi il costante impegno della Chiesa per la sua abolizione.