giovedì 22 ottobre 2009

Mons. Fellay: la Santa Sede si sta indirizzando verso la Prelatura personale per la Fraternità San Pio X. Il Papa più aperto di molti vescovi

C'è ''molto di certo'' nelle voci che prevedono una soluzione 'stile Opus Dei', con la creazione di una Prelatura Personale, per la lefebvriana Fraternità Sacerdotale San Pio X, al termine dei colloqui dottrinali con la Santa Sede che inizieranno lunedì in Vaticano. A dirlo, in un'intervista al quotidiano cileno El Mercurio dello scorso 18 ottobre, è il superiore della Fraternità, mons. Bernard Fellay. ''Credo che il Vaticano si stia indirizzando verso questa soluzione canonica'', afferma il vescovo tradizionalista. Fellay nega anche che la sua comunità sia mai stata in condizione di ''scisma'' con la Chiesa di Roma: ''Ci sono lotte, così come un certo rifiuto di una parte della Chiesa, ma questo non significa separazione. Non c'è mai stata una dichiarazione di scisma da parte della Chiesa nei nostri confronti. Si parlò per un certo periodo della scomunica dei vescovi, però mai di una separazione''. Quanto al caso Williamson - il vescovo lefebvriano che ha negato l'Olocausto in una intervista tv - per mons. Fellay si è trattato di un ''attacco molto ben pianificato non contro la Fraternità, ma direttamente contro la persona di Papa Benedetto XVI, per macchiare la sua gestione''. ''Ma - conclude il prelato lefebvriano - il Papa è molto più aperto di alcuni vescovi della Chiesa Cattolica''. Si sentono già pienamente cattolici i lefebvriani e hanno grande fiducia in Papa Benedetto XVI, ''il capo della Chiesa, il Vicario di Cristo, l'autorità che riconosciamo''. ''Abbiamo tutto ciò che è necessario per essere membri della Chiesa Cattolica: prima di tutto - elenca il presule - la fede, che abbiamo ricevuto dalla Chiesa e vogliamo mantenere fino alla morte, poi la grazia, la preghiera e la liturgia che ci vengono dalla Chiesa, come molto ben espresso dal Papa nel Motu Proprio "Summorum Pontificum" quando afferma che l'antico rituale della Messa non è mai stato abolito. E, infine, anche se potrebbe sembrare contraddittorio, lo stesso Papa e la gerarchia della Chiesa''. ''Ci sono problemi - spiega Fellay - ma questi problemi non significano che abbiamo perso tale relazione di sottomissione all'autorità del Santo Padre. ''Noi, come gruppo, siamo - sottolinea mons. Fellay - come il sintomo di un problema all'interno della Chiesa. C'è una separazione reale, sebbene non definitiva, tra quelli che noi chiamiamo 'progressisti' e i 'conservatori'. Noi siamo una specie di termometro della situazione, che rivela che esiste un problema serio nella Chiesa. Lo stesso Papa attuale, Benedetto XVI, ha condannato l'opinione che il Concilio Vaticano II e la riforma che ne è seguita costituiscano una rottura con il passato, e che la Chiesa ha dovuto cambiare''.

Asca, Agi