Benedetto XVI celebrerà domani, nella Basilica di San Pietro alle ore 10, la Santa Messa nella Solennità dell’Epifania del Signore. Una festa che invita tutti i fedeli a mettersi in cammino assieme ai Magi verso Cristo, meta della nostra salvezza.
Nella solennità dell’Epifania, sottolinea Benedetto XVI, celebriamo la “manifestazione di Cristo alle genti”, accogliamo la sua luce che sconfigge le tenebre ed irradia per sempre la nostra vita. Proprio alla ricerca di quella luce, duemila anni fa, si misero in cammino i Magi, simbolo dei popoli in pellegrinaggio alla ricerca della salvezza. I Magi, è la riflessione del Papa, avevano visto la stella, ma questa non sarebbe bastata se non fossero state persone “intimamente aperte alla verità”. Un messaggio particolarmente attuale: “A distanza di duemila anni, possiamo dunque riconoscere nelle figure dei Magi una sorta di prefigurazione di queste tre dimensioni costitutive dell’umanesimo moderno: la dimensione politica, quella scientifica e quella religiosa. L’Epifania ce le mostra in stato di ‘pellegrinaggio’, cioè in un movimento di ricerca che, in definitiva, ha il suo punto d’arrivo in Cristo” (6 gennaio 2007).
Come i Magi che seguono la stella, rileva il Papa, anche Dio è a sua volta in pellegrinaggio verso l’uomo. Gesù è venuto incontro all’umanità. Per questo, avverte Benedetto XVI, gli uomini del nostro tempo non devono temere la luce di Cristo, giacché “la sua luce è lo splendore della verità”.
“Cristo è luce, e la luce non può oscurare, ma solo illuminare, rischiarare, rivelare. Nessuno pertanto abbia paura di Cristo e del suo messaggio! E se nel corso della storia i cristiani, essendo uomini limitati e peccatori, hanno talora potuto tradirlo con i loro comportamenti, questo fa risaltare ancor di più che la luce è Cristo e che la Chiesa la riflette solo rimanendo unita a Lui” (6 gennaio 2007).
Cristo è dunque il “sole” che illumina tutti i popoli della terra. E la Sua Epifania, afferma il Papa, è il segno del primato di Cristo, della sua vittoria sulla morte. Ed esorta i credenti a rivolgersi a quella luce che ci dona la vita vera, ad essere testimoni di quella luce, soprattutto di fronte all’odio e alla violenza che feriscono la dignità dell’uomo. Di fronte all’oscurità: “Non c’è ombra, per quanto tenebrosa, che possa oscurare la luce di Cristo. Per questo nei credenti in Cristo non viene mai meno la speranza, anche oggi, dinanzi alla grande crisi sociale ed economica che travaglia l’umanità, davanti all’odio e alla violenza distruttrice che non cessano di insanguinare molte regioni della terra, dinanzi all’egoismo e alla pretesa dell’uomo di ergersi come dio di se stesso, che conduce talora a pericolosi stravolgimenti del disegno divino circa la vita e la dignità dell’essere umano, circa la famiglia e l’armonia del creato” (6 gennaio 2009).
Un’armonia, annota il Pontefice, che mostra come le stelle, i pianeti, l’universo intero non siano governati da una forza cieca. Gli astri “non obbediscono alle dinamiche della sola materia”. Ecco allora che in questa prospettiva possiamo leggere lo straordinario evento del passaggio della stella cometa, narrato nei Vangeli: “I Padri della Chiesa hanno visto in questo singolare episodio narrato da San Matteo anche una sorta di “rivoluzione” cosmologica, causata dall’ingresso nel mondo del Figlio di Dio…In effetti, mentre la teologia pagana divinizzava gli elementi e le forze del cosmo, la fede cristiana, portando a compimento la rivelazione biblica, contempla un unico Dio, Creatore e Signore dell’intero universo” (6 gennaio 2009).
L’arrivo dei Magi dall’Oriente a Betlemme, osserva ancora il Papa, è il segno dell’inizio di un movimento opposto all’episodio biblico della torre di Babele. Laddove vi era confusione delle lingue e dispersione dell’umanità, ora splende la luce della verità e dell’unità. E sottolinea che la Chiesa è al servizio di questo “mistero” di benedizione per l’intera umanità: “Dalla confusione alla comprensione, dalla dispersione alla riconciliazione. Scorgiamo un legame tra l’Epifania e la Pentecoste: se il Natale di Cristo, che è il Capo, è anche il Natale della Chiesa, suo corpo, noi vediamo nei Magi i popoli che si aggregano al resto d’Israele, preannunciando il grande segno della “Chiesa poliglotta”, attuato dallo Spirito Santo cinquanta giorni dopo la Pasqua” (6 gennaio 2008).
Radio Vaticana