domenica 18 aprile 2010

L'incontro con i giovani. Il Papa: Dio e la Chiesa non rifiutano nessuno. Nel suo grande amore Egli sfida ciascuno di noi a diventare più perfetti

E’ la piccola GMG maltese l’occasione più gioiosa del quattordicesimo viaggio apostolico di Benedetto XVI. Il Papa è arrivato sulla banchina del Porto Grande de La Valletta, dove è stato accolto da oltre 15mila ragazzi in attesa dalle due del pomeriggio con esibizioni di complessi musicali e altre attività di animazione. Lo ha fatto a bordo di un catamarano chiamato "San Paolo", come avvenuto nelle Giornate Mondiali della Gioventù di Colonia 2005 e Sydney 2008. Attorno al Papa un piccolo gruppo di dieci ragazzi, rappresentanti della gioventù maltese e delle associazioni che hanno vissuto il cammino della croce e dell’icona di Maria in preparazione all'incontro. Durante la navigazione di 3 miglia marittime, colpi a salve sono stati esplosi dai cannoni della Fortezza di La Valletta per salutare il passaggio del Papa sul catamarano che era partito dal porto di Kalkara preceduta da una motovedetta della Guardia Costiera e seguita da una tentina di pescherecci.
“Nel contesto della società europea, i valori evangelici ancora una volta stanno diventando una contro-cultura, proprio come lo erano al tempo di San Paolo”, ha detto il Papa ai giovani, invitandoli ad essere “orgogliosi che il vostro Paese difenda sia il bambino non ancora nato, come pure promuova la stabilità della vita di famiglia dicendo no all'aborto e al divorzio”. E’ un incontro che si fa festa, tra le immancabili bandiere, i “Benedetto, Benedetto” e i "Viva il Papa" in italiano. “Vi esorto – ha detto ancora il Papa - a mantenere questa coraggiosa testimonianza alla santità della vita e alla centralità del matrimonio e della vita famigliare per una società sana. A Malta e a Gozo le famiglie sanno come valorizzare e prendersi cura dei loro membri anziani ed infermi, ed accolgono i bambini come doni di Dio. Altre nazioni possono imparare dal vostro esempio cristiano”.
Ancor di più, “in quest’Anno Sacerdotale, vi chiedo di essere aperti alla possibilità che il Signore possa chiamare alcuni di voi a darsi totalmente al servizio del suo popolo nel sacerdozio e nella vita consacrata. Il vostro Paese ha dato molti eccellenti sacerdoti e religiosi alla Chiesa. Siate ispirati dal loro esempio e riconoscete la profonda gioia che proviene nel dedicare la propria vita all’annuncio del messaggio dell’amore di Dio per tutti, senza eccezione”. I giovani maltesi sembrano accogliere le parole di Benedetto XVI, che, partendo dal vangelo del giovane ricco, si sviluppa come una vera e propria catechesi sulla giovinezza di San Paolo, che, proprio “da giovane, ha avuto un’esperienza che lo ha cambiato per sempre”. Proprio l’Apostolo delle Genti, che “un tempo era nemico della Chiesa e ha fatto di tutto per distruggerla”, ebbe “in visione...una luce accecante”, e “divenne un discepolo fino ad essere un grande apostolo e missionario”. “Qui a Malta – ha continuato il Papa - avete un particolare motivo di rendere grazie per le fatiche missionarie di Paolo, che divulgò il Vangelo nel Mediterraneo”. Secondo il Papa, quell’esperienza di molti anni fa è riattualizzabile, perché “Dio ama ognuno di noi con una profondità e intensità che non possiamo neppure immaginare”. “Egli – ha spiegato - ci conosce intimamente, conosce ogni nostra capacità ed ogni nostro errore. Poiché egli ci ama così tanto, egli desidera purificarci dai nostri errori e rafforzare le nostre virtù così che possiamo avere vita in abbondanza. Quando ci richiama perché qualche cosa nelle nostre vite dispiace a lui, non ci rifiuta, ma ci chiede di cambiare e divenire più perfetti. Questo è quanto ha chiesto a San Paolo sulla via di Damasco. Dio non rifiuta nessuno. E la Chiesa non rifiuta nessuno. Tuttavia, nel suo grande amore, Dio sfida ciascuno di noi a cambiare e diventare più perfetti". L’invito ai giovani, a farsi autentici testimoni di scelte concrete, è continuo. “A quanti di voi desiderano seguire Cristo, come coppie sposate, genitori, sacerdoti, religiosi e fedeli laici che portano il messaggio del Vangelo al mondo, dico: non abbiate paura!”. Senza farsi distrarre dalle sollecitazioni del mondo.
“Certamente incontrerete opposizione al messaggio del Vangelo – ha spiegato il Papa -. La cultura odierna, come ogni cultura, promuove idee e valori che sono talvolta in contrasto con quelle vissute e predicate da nostro Signore Gesù Cristo. Spesso sono presentate con un grande potere persuasivo, rinforzato dai media e dalla pressione sociale da gruppi ostili alla fede cristiana. E’ facile, quando si è giovani e impressionabili, essere influenzati dai coetanei ad accettare idee e valori che sappiamo non sono ciò che il Signore davvero vuole da noi. Ecco perché dico a voi: non abbiate paura, ma rallegratevi del suo amore per voi; fidatevi di lui, rispondete al suo invito ad essere discepoli, trovate nutrimento e aiuto spirituale nei sacramenti della Chiesa”.
Dopo la lettura del brano evangelico del giovane ricco, filo conduttore della XXV Giornata Mondiale della Gioventù, e prima del discorso del Papa, sono intervenuti sette giovani che hanno chiesto al Papa consigli su come portare avanti la propria vita di fronte a situazioni diverse ma similmente difficili per le sfide poste dalla società. Il primo giovane ha sottolineato che la Chiesa ha il grande merito di tener unita una grande varietà di persone, e ha chiesto come fare per continuare a soddisfare il desiderio di “cercare e scoprire la verità”. Il secondo giovane e la terza ragazza hanno espresso un disagio derivante da situazioni molto diverse: quello dei ragazzi emarginati, che vivono situazioni difficili per aver vissuto un passato disordinato o in famiglie disgregate, per il fatto di avere una diversa identità sessuale o di essere immigrati e che si sentono ai margini della Chiesa e trattati come un “problema”, e quello dei giovani impegnati nelle attività religiose, che percepiscono un'esclusione dalla società proprio per questo loro impegno e chiedono consiglio al Papa per poter lasciare un segno nella Chiesa. Si sono poi rivolti al Pontefice due giovani fidanzati, che hanno chiesto come essere fedeli alla vocazione coniugale in una società in cui la famiglia “sta subendo un cambiamento radicale” e viene messa in difficoltà in molti campi. Hanno infine parlato al Papa due seminaristi, che hanno ricordato come in questo periodo i sacerdoti siano sotto attacco per lo scandalo degli abusi sessuali compiuti da alcuni di loro, lamentando che l'ammissione delle colpe sembra “non valga niente”. Sottolineando l'ingiustizia di condannare tutta la comunità sacerdotale per le colpe di pochi, hanno chiesto al Papa come integrarsi in un contesto che “non riserva un posto per noi”.

Korazym.org, Agi, Zenit