domenica 4 aprile 2010

Urbi et Orbi. Il Papa: l'umanità ha bisogno di un esodo, una conversione spirituale e morale. La Pasqua ha sbilanciato la storia dalla parte del bene

"Anche ai nostri giorni l'umanità ha bisogno di un 'esodo', non di aggiustamenti superficiali ma di una conversione spirituale e morale”. Nel Messaggio di Pasqua pronunciato dalla loggia centrale della Basilica Vaticana, prima della Benedizione Urbi et Orbi, il Papa ha parlato di “una crisi che è profonda e che come tale richiede cambiamenti profondi, a partire dalle coscienze”. "La potenza salvifica della risurrezione di Cristo - ha aggiunto il Papa - investa tutta l'umanità, affinché essa superi le molteplici e tragiche espressioni di una 'cultura di morte' che tende a diffondersi, per edificare un futuro di amore e di verità, in cui ogni vita umana sia rispettata ed accolta". “La Pasqua non opera alcuna magia”, ha detto con chiarezza Benedetto XVI chiamando così tutti a riflettere sul valore grande e vero della Pasqua: la morte e Risurrezione di Cristo che hanno vinto il peccato sono per l’umanità il segno di “una nuova alleanza” e portano il frutto di “una nuova speranza”. “Come al di là del Mar Rosso gli ebrei trovarono il deserto, così la Chiesa, dopo la Risurrezione, trova sempre la storia con le sue gioie e le sue speranze, i suoi dolori e le sue angosce. E tuttavia, questa storia è cambiata, è segnata da un’alleanza nuova ed eterna, è realmente aperta al futuro. Per questo, salvati nella speranza, proseguiamo il nostro pellegrinaggio, portando nel cuore il canto antico e sempre nuovo: “Cantiamo al Signore: è veramente glorioso!”. “Cantate al Signore,/perché ha mirabilmente trionfato:/cavallo e cavaliere/ha gettato nel mare!”: è il canto degli ebrei dopo il passaggio del Mar Rosso, è il cantico che ripetiamo nella Veglia Pasquale consapevoli che la Pasqua è per la salvezza di tutti i popoli.
E Benedetto XVI ricordato che “con la sua Morte e Risurrezione, Gesù Cristo ha liberato l’uomo dalla schiavitù radicale, quella del peccato, e gli ha aperto la strada verso la vera Terra promessa, il Regno di Dio, Regno universale di giustizia, di amore e di pace.” “Questo ‘esodo’ – ha sottolineato il Papa - avviene prima di tutto dentro l’uomo stesso”. “La Pasqua ha invertito la tendenza – ha detto il Papa – “è un avvenimento che ha modificato l’orientamento profondo della storia, sbilanciandola una volta per tutte dalla parte del bene, della vita, del perdono”. Dunque “l’esodo” dalla violenza alla pace è quanto Benedetto XVI si è augurato per terre martoriate a partire dal Medio Oriente: “Al Signore Gesù chiedo che in Medio Oriente, ed in particolare nella Terra santificata dalla sua morte e risurrezione, i Popoli compiano un “esodo” vero e definitivo dalla guerra e dalla violenza alla pace ed alla concordia. Alle comunità cristiane, che, specialmente in Iraq, conoscono prove e sofferenze, il Risorto ripeta la parola carica di consolazione e di incoraggiamento che rivolse agli Apostoli nel Cenacolo: “Pace a voi!”. “Per quei Paesi Latino-americani e dei Caraibi che sperimentano una pericolosa recrudescenza dei crimini legati al narcotraffico, - ha detto Benedetto XVI - la Pasqua di Cristo segni la vittoria della convivenza pacifica e del rispetto per il bene comune”. Poi il pensiero ad Haiti e al Cile, colpiti da devastanti terremoti: “La diletta popolazione di Haiti, devastata dall’immane tragedia del terremoto, compia il suo “esodo” dal lutto e dalla disperazione ad una nuova speranza, sostenuta dalla solidarietà internazionale. Gli amati cittadini cileni, prostrati da un’altra grave catastrofe, ma sorretti dalla fede, affrontino con tenacia l’opera di ricostruzione”. L’augurio di pace per l’Africa: nella forza di Gesù risorto, ha detto il Papa, si ponga fine ai conflitti che continuano a provocare distruzione e sofferenze e si raggiunga quella pace e quella riconciliazione che sono garanzie di sviluppo.
In particolare, ha citato la Repubblica Democratica del Congo, la Guinea, la Nigeria”. E il pensiero forte del Papa va ai “cristiani che, per la loro fede, soffrono la persecuzione e persino la morte, come in Pakistan”, “ai Paesi afflitti dal terrorismo e dalle discriminazioni sociali o religiose”. La raccomandazione ai responsabili di tutte le Nazioni: “Ai responsabili di tutte le nazioni la Pasqua di Cristo rechi luce e forza, perché l’attività economica e finanziaria sia finalmente impostata secondo criteri di verità, di giustizia e di aiuto fraterno. La potenza salvifica della Risurrezione di Cristo investa tutta l’umanità, affinché essa superi le molteplici e tragiche espressioni di una “cultura di morte” che tende a diffondersi, per edificare un futuro di amore e di verità, in cui ogni vita umana sia rispettata ed accolta”.
"Buona Pasqua a voi, uomini e donne di Roma e d'Italia!", ha detto Benedetto XVI all'inizio degli auguri nelle diverse lingue. "Il Signore Risorto benedica le famiglie, i giovani e gli anziani, in particolare i malati e quanti soffrono nel corpo e nello spirito. La sua luce e la sua grazia - ha detto il Papa - sostengano i progetti di sviluppo e di bene che l'intera Comunità Nazionale è chiamata ad attuare nella concordia operosa e nella pace". Poi, un pensiero nelle lingue più conosciute e in quelle meno conosciute: dall’indi al kirundi e kinyarwanda, dal serbo-lusazio al kazako. Nell’armonia degli accostamenti più diversi di vocali e consonanti, il Papa esprime a tutti parole di speranza in Cristo Risorto. In lingua neerlandese un ringraziamento per i fiori inviati dai Paesi bassi per abbellire Piazza San Pietro colpita dalla pioggia in questo giorno di Pasqua.