venerdì 14 maggio 2010

Messa a Porto. Il Papa: con il Successore di Pietro testimoni di Gesù risorto, proponendo e non imponendo, dialogando con culture e religioni diverse

“’Bisogna che uno divenga testimone, insieme a noi, della risurrezione’, diceva Pietro. E il suo attuale Successore ripete a ciascuno di voi: Miei fratelli e sorelle, bisogna che diventiate con me testimoni della risurrezione di Gesù”: è l’appello lanciato questa mattina dal Papa nell’omelia della Santa Messa celebrata nella città di Porto, sul grande piazzale dell’Avenida dos Aliados davanti a oltre 120mila fedeli. Benedetto XVI ha chiesto: “In effetti, se non sarete voi i suoi testimoni nel vostro ambiente, chi lo sarà al vostro posto?”. Dopo avere parlato di “sproporzione tra le forze in campo” nell’annuncio evangelico, ha ricordato che lo stesso Gesù era “solo o quasi nei momenti decisivi”. Eppure, ha aggiunto, “è avvenuto che, alla fine, dallo stesso amore che ha creato il mondo, la novità del Regno è spuntata come piccolo seme che germina la terra, come scintilla di luce che irrompe nelle tenebre, come alba di un giorno senza tramonto”. Il Papa ha quindi sottolineato che tale compito di annuncio compete a ciascun credente, in quanto “il cristiano è, nella Chiesa e con la Chiesa, un missionario di Cristo inviato nel mondo. Questa è la missione improrogabile di ogni comunità ecclesiale: ricevere da Dio e offrire al mondo Cristo risorto”. Lo stile dell’annuncio da parte dei credenti deve essere, secondo il Papa, caratterizzato da considerazione e rispetto: “Nulla imponiamo, ma sempre proponiamo, - ha detto - come Pietro ci raccomanda in una delle sue lettere: "Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi". E tutti, alla fine, ce la domandano, anche coloro che sembrano non domandarla”.
Ha quindi proposto una considerazione: “Per esperienza personale e comune, - ha affermato - sappiamo bene che è Gesù colui che tutti attendono. Infatti le più profonde attese del mondo e le grandi certezze del Vangelo si incrociano nell’irrecusabile missione che ci compete, poiché «senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia”. Il Papa ha quindi invitato a riflettere sugli “enormi problemi dello sviluppo dei popoli che quasi ci spingono allo sconforto e alla resa”. “Ci viene in aiuto – ha affermato a questo riguardo - la parola del Signore Gesù Cristo che ci fa consapevoli: ‘Senza di me non potete far nulla”, e c’incoraggia: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Parlando dell’odierna situazione religiosa e spirituale, Benedetto XVI ha poi affermato: “In questi ultimi anni, è cambiato il quadro antropologico, culturale, sociale e religioso dell’umanità; oggi la Chiesa è chiamata ad affrontare nuove sfide ed è pronta a dialogare con culture e religioni diverse, cercando di costruire insieme ad ogni persona di buona volontà la pacifica convivenza dei popoli”. Il Papa ha quindi sostenuto che “il campo della missione ad gentes si presenta oggi notevolmente ampliato e non definibile soltanto in base a considerazioni geografiche; in effetti ci attendono non soltanto i popoli non cristiani e le terre lontane, ma anche gli ambiti socio-culturali e soprattutto i cuori che sono i veri destinatari dell’azione missionaria del popolo di Dio”.
L’invito ai credenti di farsi annunciatori deve tener conto, ha detto, che “si tratta di un mandato il cui fedele compimento "deve procedere per la stessa strada seguita da Cristo, la strada, cioè, della povertà, dell’obbedienza, del servizio e dell’immolazione di se stesso fino alla morte, da cui uscì vincitore con la sua risurrezione". Sì! – ha poi concluso - Siamo chiamati a servire l’umanità del nostro tempo, confidando unicamente in Gesù, lasciandoci illuminare dalla sua Parola”.
Al termine della celebrazione, il Papa ha benedetto la prima pietra del seminario Redemptoris Mater di Porto. Mons. Manuel José Macario do Nascimento Clemente, vescovo di Porto, ha dato il benvenuto a Benedetto XVI, prima della celebrazione, dicendo che la società portoghese pone "sollecitazioni a volte drammatiche" ai cattolici del Paese. "Nelle famiglie, nelle scuole, nell'economia e nella società in generale, ci sono molte sollecitazioni - a volte drammatiche - della presenza e della carità dei cristiani", ha detto. Il presule ha poi ricordato la "missione evangelizzatrice" della società contemporanea è "della massima urgenza" per i cattolici di Porto. I fedeli, ha detto, devono essere "testimoni del Risorto. E questo proprio - ha concluso - vogliamo essere, e proprio di questo il mondo ha bisogno, affinché i segnali di vita e di speranza si sovrappongano sempre di più alle difficoltà e alle delusioni che l'attualità sociale ed economica, accompagnate dalla grande indecisione culturale, tante volte causano".

SIR, Apcom