venerdì 18 giugno 2010

Fonti del Vaticano invitano alla prudenza sull'inchiesta che coinvolge Propaganda Fide: le eventuali responsabilità sono di chi l'ha guidata

Fonti autorevoli vaticane esortano alla "prudenza" sulle notizie che coinvolgono il dicastero Propaganda Fide nell'inchiesta sulla "cricca degli appalti" per il G8. Allo stesso tempo fanno notare che la gestione è cambiata e che eventuali responsabilità, ove mai fossero provate, ricadono su chi ha guidato la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli dal 2001 al 2006. Tradotto: sull'attuale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe (foto). "Cautela" è la parola d'ordine tra i collaboratori di Papa Ratzinger: ci si trova di fronte a fatti che "vanno tutti verificati" e su cui la "magistratura ha il dovere di fare chiarezza". In ogni caso, la pulizia, il rigore e la trasparenza invocati da Benedetto XVI non riguardano solo le vicende di pedofilia ecclesiale ma anche la gestione della complessa macchina di Curia. Crescenzio Sepe, 67 anni, era arrivato a Propaganda Fide, il dicastero più ricco della Santa Sede, con un patrimonio di 9 miliardi di euro dopo aver guidato l'organizzazione del Giubileo del Duemila. Durante la preparazione e lo svolgimento dei circa 240 eventi giubilari aveva conosciuto sia Angelo Balducci, divenuto poi consultore di Propaganda Fide e gentiluomo di sua Santità, sia Guido Bertolaso, entrambi indagati per gli appalti del G8. Il Giubileo aveva polarizzato molte energie della Curia, ma non quelle di Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che alla vigilia del 2000, aveva confidato amabilmente ai giornalisti di essere "un po' tra quelle persone che hanno difficoltà a trovarsi in una struttura celebrativa permanente". Poi, alla presentazione di un fascicolo dedicato all'anno giubilare, aveva citato un giudizio di Giovanni Papini sul Giubileo del 1950, il quale si lamentava che "moltissimi, troppi, ne discorrono (del Giubileo) come se dovesse essere una fruttuosa stagione turistica", in assenza di alcun senso del peccato. Insomma una visione ben diversa da quella della gioiosa macchina organizzata dal Comitato per il grande Giubileo del Duemila, di cui era segretario il vescovo Sepe, nominato poi cardinale e responsabile di Propaganda Fide nel 2001. Se il Corriere della Sera ricorda che Benedetto XVI non gli rinnovò il mandato a Propaganda fide e lo mandò a Napoli allo scadere del quinquennio, chi ha avuto modo di parlargli in queste ore riferisce che l'arcivescovo di Napoli è sereno. Certo stamane ha letto i giornali, come ogni mattina. Ma, dopo una tre-giorni con gli stati generali della diocesi per la conclusione dell'anno pastorale, è tornato tranquillamente a lavoro con i suoi preti e i suoi fedeli.

Il Messaggero.it, Apcom