"Libertà e amore coincidono. Al contrario, obbedire al proprio egoismo conduce a rivalità e conflitti". Lo ha detto il Papa prima della recita dell'Angelus, rievocando l'episodio evangelico del giovane ricco, al quale Gesù chiese di seguirlo dando "un taglio netto" al passato compresi i legami familiari e le sue ricchezze. Rispondere alla chiamata di Cristo significa mettersi alla sequela di Gesù e percorrere il proprio cammino di vita sulle orme del Vangelo: “Chi ha la fortuna di conoscere un giovane o una ragazza che lascia la famiglia di origine, gli studi o il lavoro per consacrarsi a Dio – ha affermato il Papa - sa bene di che cosa si tratta, perché ha davanti un esempio vivente di risposta radicale alla vocazione divina”. “E’ questa una delle esperienze più belle che si fanno nella Chiesa: vedere, toccare con mano l’azione del Signore nella vita delle persone; sperimentare che Dio non è un’entità astratta, ma una Realtà così grande e forte da riempire in modo sovrabbondante il cuore dell’uomo, una Persona vivente e vicina, che ci ama e chiede di essere amata”. "Queste esigenze - ha detto Benedetto XVI - possono apparire troppo dure, ma in realtà esprimono la novità e la priorità assoluta del Regno di Dio che si fa presente nella Persona stessa di Gesù Cristo". "In ultima analisi - ha osservato - si tratta di quella radicalità che è dovuta all'Amore di Dio, al quale Gesù stesso per primo obbedisce. Chi rinuncia a tutto, persino a se stesso, per seguire Gesù, entra in una nuova dimensione della libertà, che San Paolo definisce camminare secondo lo Spirito". "Cristo - ha concluso il Pontefice - ci ha liberati per la libertà e spiega che questa nuova forma di libertà acquistataci da Cristo consiste nell'essere a servizio gli uni degli altri". Il Pontefice ha esortato quindi a contemplare il “mistero del Cuore divino – umano del Signore Gesù, per attingere alla fonte stessa dell’Amore di Dio”. “Chi fissa lo sguardo su quel Cuore trafitto e sempre aperto per amore nostro, sente la verità di questa invocazione: 'Sei tu, Signore, l’unico mio bene', ed è pronto a lasciare tutto per seguire il Signore. O Maria, che hai corrisposto senza riserve alla divina chiamata, prega per noi!”. Dopo l’Angelus, il Papa ha ricordato che stamani in Libano è stato proclamato Beato Estephan Nehmé, religioso dell’Ordine Libanese Maronita. Il Santo Padre si è rallegrato di cuore con i fratelli e le sorelle libanesi affidandoli con grande affetto alla protezione del nuovo Beato. Benedetto XVI ha anche ricordato che in questa domenica, che precede la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, ricorre in Italia e in altri Paesi la Giornata della Carità del Papa. Il Santo Padre ha espresso “viva gratitudine a quanti, con la preghiera e le offerte, sostengono l’azione apostolica del Successore di Pietro a favore della Chiesa universale”. Salutando infine i pellegrini polacchi, il Papa ha espresso il proprio augurio per il periodo delle vacanze: “Per tanti esso sarà tempo di riposo. Auguro che gli incontri con la natura, con nuove persone, con i frutti della creatività umana siano un’occasione non solo di recupero delle forze fisiche e dello sviluppo intellettuale, ma anche di un più intensivo contatto con Dio e di rafforzamento nella fede”.