“Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”: la celebre affermazione di Paolo VI viene fatta propria da Benedetto XVI, che fin dal frontespizio dell’Enciclica “Caritas in veritate” sottolinea la necessità di “uno sviluppo umano integrale nella carità e nella verità”. Per costruire la pace, è il suo monito, bisogna combattere la povertà: “Faccio volentieri mio quanto Papa Montini esprimeva con chiarezza appassionata nella sua Enciclica ‘Populorum Progressio’: ‘ Se il perseguimento dello sviluppo richiede un numero sempre più grande di tecnici, esige ancor più uomini di pensiero capaci di riflessione profonda, votati alla ricerca di un umanesimo nuovo, che permetta all’uomo moderno di ritrovare se stesso, assumendo i valori superiori di amore, amicizia, di preghiera e di contemplazione” [Ai partecipanti al Convegno Internazionale promosso dalla Fondazione "Centesimus Annus - Pro Pontifice" (19 maggio 2007)].
Il Papa sottolinea, dunque, che alla base di un autentico progresso sociale sta la persona, “che Cristo svela nella sua dignità più profonda”. Come l’ultima crisi finanziaria ha dimostrato, avverte il Pontefice, non si può privilegiare “ciò che è materiale e tecnico rispetto a ciò che è etico e spirituale”.
“In tale contesto è importante saper vincere quella mentalità individualistica e materialistica che suggerisce di distogliere gli investimenti dell’economia reale per privilegiare l’impiego dei propri capitali nei mercati finanziari, in vista di rendimenti più facili e più rapidi” [Ai rappresentanti dell'Unione degli Industriali e delle Imprese di Roma (18 marzo 2010)].
Serve, afferma il Papa, un umanesimo cristiano anche nelle scelte economiche. Quello stesso umanesimo che dovrebbe essere guidato dall’apertura del cuore. L’amore non la corsa agli armamenti, sostiene con forza Benedetto XVI, è la “via per conservare saldamente la pace”.
“L’autentica conversione dei cuori rappresenta la via giusta, la sola che possa condurre ciascuno di noi e l’intera umanità all’auspicata pace. E’ la via indicata da Gesù: Lui – che è il Re dell’universo – non è venuto a portare la pace nel mondo con un esercito, ma attraverso il rifiuto della violenza” [Ai Giovani Volontari del Servizio Civile nazionale italiano (28 marzo 2009)].
Il Papa chiede di partire dal cuore, dalla sua conversione per divenire autentici operatori di pace. E invita soprattutto le giovani generazioni a farsi “strumenti di pace, rigettando con decisione l’egoismo e l’ingiustizia, l’indifferenza e l’odio”. Da Assisi, città simbolo del dialogo e della concordia, il Papa, sulla scia di San Francesco, leva un vibrante appello affinché ognuno di noi, nella vita quotidiana, diventi un appassionato promotore della pace: “Considero mio dovere lanciare da qui un pressante e accorato appello affinché cessino tutti i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione!...Voglia San Francesco, uomo di pace, ottenerci dal Signore che si moltiplichino coloro che accettano di farsi 'strumenti della sua pace', attraverso i mille piccoli atti della vita quotidiana; che quanti hanno ruoli di responsabilità siano animati da un amore appassionato per la pace e da una volontà indomita di raggiungerla, scegliendo mezzi adeguati per ottenerla” (Angelus, 17 giugno 2007).
Radio Vaticana