sabato 11 settembre 2010

Il Papa: l'episcopato non va frainteso secondo categorie mondane, è servizio d’amore per la Chiesa e l'umanità con lo stile del Dio fatto uomo

L’episcopato è un servizio d’amore: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel discorso ai vescovi di recente nomina, che hanno partecipato al Corso promosso dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ricevuti in udienza questa mattina a Castel Gandolfo. Il Papa ha quindi esortato i presuli a non considerare il proprio ministero secondo categorie mondane. L’indirizzo di saluto al Pontefice è stato rivolto dal card. Ivan Dias, prefetto di “Propaganda Fide”. “La vita del vescovo – ha affermato Benedetto XVI – dev’essere un’oblazione continua a Dio per la salvezza della sua Chiesa” e “delle anime che gli sono state affidate”. Il Papa ha assicurato che la “Chiesa pone non poche speranze” nei nuovi vescovi ed ha rivolto un pensiero particolare a quanti tra loro “vivono la propria fede in contesti non facili” dove a volte si verificano “forme di persecuzione”. Il Papa si è soffermato sul dono personale a Dio e ai fedeli, “vera dignità del vescovo”, ed ha messo in guardia da fraintendimenti del ministero episcopale. “L'episcopato, infatti, - come il presbiterato - non va mai frainteso secondo categorie mondane. Esso è servizio d’amore. Il vescovo è chiamato a servire la Chiesa con lo stile del Dio fatto uomo, diventando sempre più pienamente servo del Signore e servo dell’umanità”. Ha così messo l’accento sul “dovere primario dell’annuncio, accompagnato dalla celebrazione dei Sacramenti”, e che va sempre rafforzato dalla testimonianza della vita: “Quanti sono chiamati al ministero della predicazione devono credere nella forza di Dio che scaturisce dai Sacramenti e che li accompagna nel compito di santificare, governare e annunciare; devono credere e vivere quanto annunciano e celebrano”. Ma dove il vescovo può dunque trovare la forza per guidare il proprio gregge, per proclamare la Buona Novella? “Per imitare il Cristo, occorre dedicare un adeguato tempo a ‘stare con lui’ e contemplarlo nell’intimità orante del colloquio cuore a cuore. Stare frequentemente alla presenza di Dio, essere uomo di preghiera e di adorazione: a questo anzitutto è chiamato il Pastore”. So, ha detto ancora il Papa, che le Comunità a voi affidate si trovano, “alle ‘frontiere’ religiose, antropologiche e sociali, e, in molti casi, sono presenza minoritaria”. In questi contesti, ha riconosciuto, “la missione di un vescovo è particolarmente impegnativa”. Ma, è stata la sua esortazione, “è proprio in tali circostanze che, attraverso il vostro ministero, il Vangelo può mostrare tutta la sua potenza salvifica”. “Non dovete cedere al pessimismo e allo scoraggiamento, perché è lo Spirito Santo che guida la Chiesa e le dà, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione, per raggiungere ambiti finora inesplorati. La verità cristiana è attraente e persuasiva proprio perché risponde al bisogno profondo dell’esistenza umana, annunciando in maniera convincente che Cristo è l’unico Salvatore di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”.