Stefano Andrini, Avvenire
martedì 21 settembre 2010
Il Papa nel Regno Unito. 36 studenti da Bologna a Hyde Park: ci ha chiamati in prima persona ricordandoci che ognuno ha una missione
"Curiosità, un filo di scetticismo, una buona dose di fatica. E poi un travolgente entusiasmo per quel Papa anziano ma instancabile che ci ha indicato il compito della vita". Ecco, in poche parole, i sentimenti di trentasei studenti bolognesi del Liceo Malpighi che sabato scorso erano a Londra, alla Veglia di Hyde Park per la Beatificazione di John Henry Newman. È il "prof" d’inglese Andrea Marzocchi a spiegare perché la scuola ha proposto ai ragazzi di partecipare all’evento: "Ogni anno il Liceo Malpighi organizza due settimane di lavoro in Gran Bretagna. La beatificazione del card. Newman coincideva con la nostra presenza a Londra e allora abbiamo deciso di dare ai ragazzi la possibilità di diventare testimoni di un avvenimento storico visto che l’ultima visita di Stato di un Papa risale a cinquecento anni fa". "Per prepararci – spiega ancora – noi insegnanti, nei giorni precedenti, abbiamo letto i giornali inglesi e ne abbiamo discusso con i ragazzi. Non ci siamo fermati al clima di polemica e alla fine siamo andati tutti – anche gli studenti non cristiani – ansiosi di capire perché Benedetto XVI aveva intrapreso un viaggio sulla carta così difficile, e curiosi di ascoltare quello che avrebbe detto agli inglesi". I risultati di questa sfida didattica sono sorprendenti. Racconta Giacomo Degidi: "Tante ore in piedi ad aspettare. Ripagate da un’atmosfera incredibile. Contrassegnata dai lunghissimi canti inglesi e da una marea di gente di tutte le razze che, contro ogni previsione, si era radunata per il Papa". Giacomo confida un aspetto di quel pomeriggio che lo ha colpito sul piano personale. "Quando ci ha invitato a non avere paura di donare tutta la nostra vita a Cristo. Quest’anno avrò l’esame di maturità e la domanda su cosa farò dopo un po’ mi spaventa. Le parole del Papa mi hanno confortato". Anche i compagni di classe più scettici, conclude Giacomo "si sono dovuti arrendere al miracolo che stava accadendo. In inglese non sono un fenomeno e uno dei miei amici mi traduceva il discorso di Benedetto XVI. Con mia grande sorpresa ho visto che non si limitava alla traduzione. Ma sembrava lui per primo stupito e interessato". "Mi ha impressionato il fatto che, nonostante l’ostilità della vigilia, in Hyde Park ci fosse tanta gente – incalza Michele Masi –. Ma anche il Pontefice che per mezz’ora ha girato tra la folla con la papamobile salutando e benedicendo con una forza e una tenacia incredibili. A Londra ci sono varie etnie. Nel grande parco illuminato dal sole erano tutte rappresentate. Vicino a noi, per esempio, c’erano alcuni indiani. Ma anche tante famiglie con bambini piccoli che sono rimaste fino alla fine". Poi ricorda quella telecamera che mostrava quello che nessun giornale britannico poteva immaginare: "La folla plaudente che rincorreva il Papa per salutarlo". Cosa si porta a casa da un’esperienza così? Michele non ha dubbi: "Le parole di Benedetto XVI dedicate giovani. In un momento di crisi come l’attuale si è rivolto a noi non per criticarci o con discorsi politici. Ma ricordandoci che ognuno ha una missione. Ci ha elencato le necessità della Chiesa e ha chiesto il nostro aiuto. Ci ha chiamati in prima persona. E questo, ci scommetto, non ha convinto solo me ma anche i miei coetanei inglesi".