domenica 21 novembre 2010

Il Papa: dal trono della croce Gesù accoglie ogni uomo con infinita misericordia. Proprio sulla croce Gesù è all''altezza' di Dio, che è Amore

“La Solennità di Cristo Re venne istituita dal Papa Pio XI nel 1925 e, in seguito, dopo il Concilio Vaticano II, venne collocata a conclusione dell’Anno Liturgico. Il Vangelo di San Luca presenta, come in un grande quadro, la regalità di Gesù nel momento della crocifissione”: così il Papa alla recita dell’Angelus, dalla finestra del suo studio privato, al termine della Santa Messa per la consegna dell'anello ai 24 nuovi cardinali. Eppure, proprio “sulla croce Gesù è all’‘altezza’ di Dio, che è Amore”. Infatti, “mentre il Signore sembra confondersi tra due malfattori, uno di essi, consapevole dei propri peccati, si apre alla verità, giunge alla fede e prega ‘il re dei Giudei’”. Da Gesù il cosiddetto “buon ladrone” riceve immediatamente “il perdono e la gioia di entrare nel Regno dei Cieli. ‘In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso’. Con queste parole, Gesù, dal trono della croce, accoglie ogni uomo con infinita misericordia”. Il Santo Padre ha ricordato il commento di Sant’Ambrogio a questo passo del Vangelo: “È un bell’esempio della conversione a cui bisogna aspirare: ben presto al ladrone viene concesso il perdono, e la grazia è più abbondante della richiesta; il Signore, infatti – dice Ambrogio – accorda sempre di più di quello che si chiede. La vita è stare con Cristo, perché dove c’è Cristo là c’è il Regno”. Per il Pontefice, “la via dell’amore, che il Signore ci rivela e che ci invita a percorrere, la possiamo contemplare anche nell’arte cristiana”. Infatti, “anticamente, ‘nella conformazione degli edifici sacri diventò abituale rappresentare sul lato orientale il Signore che ritorna come re - l’immagine della speranza - [e …] sul lato occidentale il Giudizio finale come immagine della responsabilità per la nostra vita’: speranza nell’amore infinito di Dio e impegno di ordinare la nostra vita secondo l’amore di Dio”. “Quando contempliamo le raffigurazioni di Gesù ispirate al Nuovo Testamento – come insegna un antico Concilio – siamo condotti a ‘comprendere la sublimità dell’umiliazione del Verbo di Dio e a ricordare la sua vita nella carne, la sua passione e morte salvifica, e la redenzione che di lì è derivata al mondo’”, ha aggiunto il Papa. E in effetti, “ne abbiamo bisogno, proprio per diventare capaci di riconoscere nel cuore trafitto del Crocifisso il mistero di Dio”. “Alla Vergine Maria, nell’odierna ricorrenza della sua Presentazione al Tempio, affidiamo i neo-porporati del Collegio cardinalizio e il nostro pellegrinaggio terreno verso l’eternità”.

SIR