di Raffaella
Siamo al 31 dicembre ed è tempo di bilanci. Tanti autorevolissimi opinionisti e vaticanisti hanno tracciato interessanti ed articolati commenti sul 2010 di Papa Benedetto. Da parte mia vorrei tracciare un bilancio personale su questo difficile ed intenso anno trascorso con Papa Benedetto. Non sono stati mesi facili, anzi... La prima metà del 2010 è stata particolarmente problematica ed anche, lasciatemelo dire, angosciante. Alcune mattine avevo persino paura di accendere il pc o di sfogliare il televideo, quasi terrorizzata dalla prospettiva di nuovi e sempre più improponibili scoop giornalistici. Eppure, con l'aiuto del Papa, abbiamo superato le difficoltà, siamo qui, più forti di quanto non lo fossimo l'ultimo giorno del 2009. Perchè dobbiamo ringraziare il Papa? Soprattutto per il suo esempio, per la sua freschezza e per la sua profonda coerenza. Diciamoci la verità: i mass media ce l'hanno messa tutta per renderci la vita difficile. Essi non hanno detto il falso. I preti pedofili, le truffe, il riciclaggio, l'allegra vita privata di alcuni prelati non sono un'invenzione dei media. Sono una realtà, triste ma assolutamente incontestabile. Indubbio il contributo dei media nel portare alla luce gli scandali, ma essi hanno perso credibilità quando hanno tentato, a tutti i costi, di coinvolgere Papa Benedetto. In quel momento in tutti noi è nato il sospetto che a certa carta stampata ed a certa tv non importasse nulla delle vittime, non importasse nulla nemmeno dei preti pedofili. Ad un certo punto sembrava che tutto ruotasse intorno ad un unico scopo: tentare di abbattere Papa Benedetto. Troppo spesso i media hanno fatto i furbi fingendo di non sapere o di non ricordare che Ratzinger è l'uomo che più si è battuto per estirpare la piaga della pedofilia. Nessuno aveva interesse a ricordare che gli abusi si sono verificati decenni fa e questo atteggiamento ci ha irrigiditi ancora di più. Quante volte ci siamo arrabbiati per questo? Io centinaia di volte. In me è innato un senso di giustizia che mi porta a non accettare che una persona faccia il capro espiatorio di tutti e per tutti. Sono del parere che la responsabilità è personale e che nessuno dovrebbe caricarsi di colpe non sue. Ecco quindi la ragione di tanti sfoghi e di tante delusioni. In tutto questo l'unico a mantenere la calma è stato proprio Benedetto XVI. Sarebbe stato per lui facilissimo dimostrare, carte alla mano, di avere combattuto il peccato nella Chiesa da decenni. Chi più di lui conosceva l'esistenza delle lettere del 1988 (da lui stesso scritte) che provano in modo assoluto la sua infinita coerenza?Eppure il Papa non si è difeso, non ha recriminato, non si è lamentato. Ha sopportato, ha pregato, ha chiesto penitenza ed ha agito emanando altre norme. Chi di noi l'avrebbe fatto? Probabilmente io no. Piaccia o non piaccia, io ho tirato un sospiro di sollievo quando l'arcivescovo di Vienna ha parlato. E' stata la prima spallata data al muro di gomma dei media e anche, spiace dirlo, di alcuni curiali e vescovi diocesani. Anche in questa occasione, come nel caso della revoca della scomunica ai lefebvriani, nessuno che abbia fatto un passo avanti per assumersi un briciolo di responsabilità personale. Si è lasciato il Papa solo e forse è stato meglio così! Certo... non vi nascondo che mi sarei aspettata un sussulto di coerenza e di buon senso da parte di qualcuno, ma nulla si è mosso e sono tutti ancora lì. Pazienza. Per me è stato molto difficile comprendere come mai il Papa non si difendesse. Molte volte mi sono arrabbiata. Ora però, guardandomi indietro, capisco che forse davvero non c'era bisogno di interventi diretti. La Verità, alla fine, si è imposta da sola e in tutta la sua potenza. Perfetto coronamento del 2010 sono gli articoli, i commenti e gli editoriali di oggi: tutti positivi! E ancora una volta sembra che i giornalisti (non tutti ovviamente) siano precipitati dal pero ed abbiano scoperto un Papa riformatore, aperto e dinamico. Bastava chiedere a noi. L'esempio che ci ha dato Benedetto XVI in questo anno è difficile da commentare in poche parole. La sua umiltà ed il suo coraggio non possono non toccare il cuore di ciascuno di noi. Anche stasera lo osservavo davanti al Santissimo Sacramento. Da lui tutti dobbiamo imparare l'abbandono totale e senza riserve a Dio. Penso che la parte finale, "a braccio", della catechesi su Santa Caterina da Bologna sia una sorta di autobiografia del Santo Padre: abbandono totale alla Volontà del Padre (anche quando va contro i nostri progetti) ed umiltà! Un altro grande insegnamento del Papa è la compassione: per i malati, per le vittime degli abusi, per i poveri ed i sofferenti. La gioia che abbiamo letto negli occhi di tante persone che domenica hanno condiviso la tavola con il Pontefice non ha bisogno di alcun commento. Quali sono i miei propositi per il 2011? Continuare a volere tanto bene al Santo Padre ed a tutti gli amici del blog. Ma soprattutto: imparare dal Papa ad avere più fede.