venerdì 21 gennaio 2011

Turkson: dall'Egitto reazione esagerata, non si può pensare che un padre vedendo soffrire i figli non dirà niente. Il dialogo con l'islam non si ferma

''Ogni nazione ha diritto di reagire come vuole, ma nessuno può impedire al Papa di esprimersi su quanto accade ai suoi figli''. E' quanto ha detto all'agenzia Ansa il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, commentando la decisione dell'Accademia di Al-Azhar di sospendere il dialogo con il Vaticano in seguito alle dichiarazioni di Benedetto XVI sulla necessità di tutelare le comunità cristiane. Secondo il presidente del dicastero vaticano, comunque ''il dialogo con l'islam non si fermerà'', tenendo conto che esso ''non è limitato solo all'Egitto''. A margine del seminario di studio ''Libertà religiosa, via per la pace. Il Messaggio pontificio per la Giornata Mondiale della Pace 2011'', promosso dall'Azione Cattolica Italiana e dall'istituto di diritto internazionale della pace Giuseppe Toniolo, il card. Turkson ha spiegato che quella dell'Egitto, il cui governo nei giorni scorsi ha anche richiamato per ''consultazioni'' l'ambasciatrice presso la Santa Sede, è stata ''una reazione un po' esagerata''. ''Perchè - ha aggiunto - che cosa vogliono dire, che il Papa non doveva dire niente su quanto è successo ad Alessandria? E' impedito o vietato anche solo menzionare questa strage?''. Secondo il porporato, non c'è stata quindi nessuna ''ingerenza'' del Pontefice poichè, ha detto ancora, ''non si può pensare che un padre, vedendo soffrire i suoi figli, non dirà niente''. L'Egitto, ha ribadito il cardinale, ''è libero di decidere ciò che vuole fare, ma chi - si è anche chiesto - in Egitto non sapeva che i cristiani copti hanno dei problemi? Tutti sapevano ad esempio delle difficoltà a costruire chiese''. Del resto, ha osservato ancora Turkson, ''anche in occasione dell'ultimo attentato contro i cristiani in Iraq il Papa non ha fatto altro che chiedere ai leader di proteggere i cittadini, perchè anche i cristiani in Egitto, se sono egiziani, hanno il diritto di essere protetti dal governo centrale dell'Egitto, e così in Iraq''. ''Se la religione - ha inoltre sottolineato - fa perdere a una persona la sua cittadinanza questo è un guaio e una cosa non giusta''. Comunque, ha fatto sapere il porporato, ''il dialogo con l'Islam c'è e non lo facciamo solamente con l'Egitto. L'Islam non è limitato all'Egitto e questa reazione del paese mediorientale non ferma tutti i tentativi dialogo che continueranno''. ''Essendo l'Accademia di Al Azhar un posto così autorevole - ha anche spiegato il porporato -, negli anni passati il dialogo con Al Azhar significava qualcosa. Ma c'è anche l'Iran che ha voluto cominciare un po' di dialogo, come testimonia la recente visita nel paese del card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso''. Infine, secondo Turkson, non esistono motivi politici che possono aver dato adito alla rottura unilaterale del dialogo con il Vaticano da parte di Al Azhar. ''Politicamente - ha affermato - io non vedo nessun argomento, nessuna cosa che può essere trattata tra il Vaticano e l'Egitto''.

Ansa