Radio Vaticana, SIR
martedì 22 febbraio 2011
La presentazione del Messaggio del Papa: in un ambiente mediatico che ama parlare solo degli errori, far conoscere la carità concreta della Chiesa
“Cambiare la prospettiva del nostro cuore da una dimensione egoistica a quella dell’amore per il prossimo nel bisogno”: questo, ha detto il card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, presentando questa mattina nella in Sala stampa vaticana il Messaggio del Papa per la Quaresima 2011, è la sfida lanciata dal Papa. Un documento, ha soggiunto, che mette l’accento sull’importanza della “formazione del cuore” alla luce del Battesimo, tema chiave del Messaggio. “In un ambiente mediatico che ama parlare soltanto degli errori commessi dai membri della Chiesa, è necessario far conoscere la carità concreta della Chiesa cattolica”, ha detto il card. Sarah, ricordando che “ad Haiti, nel Sahel, in America Latina o nei Caraibi, così come in qualunque altro luogo del mondo dove è stato necessario, la Chiesa Cattolica è sempre stata in prima linea nell’aiuto di emergenza”. “Quante volte, in caso di catastrofi, abbiamo sentito il Santo Padre fare appello all’intervento materiale della comunità ecclesiale ed internazionale, senza distinzioni di credo, razza o convinzione politica!”, ha esclamato il cardinale,senza contare “la risposta, veramente imponente, alle necessità dei poveri, offerta da secoli da organismi caritativi cattolici”. “I governi e gli organismi sovranazionali debbono svolgere il loro ruolo, la corruzione e le strutture di ingiustizia vanno combattute, lo scandalo che esiste tra chi ha e chi non ha va affrontato”, ha affermato il presidente del dicastero pontificio, esortando ad affrontare, come fa la Chiesa, “sia a livello mondiale che personale, i vari aspetti della sofferenza”, come “la malattia, la solitudine, le difficoltà economiche, i problemi familiari”. Del resto, il capo dicastero ha ribadito come per la Chiesa non sia sufficiente rispondere solo ai bisogni materiali. Il Papa, ha proseguito, ci propone il periodo della Quaresima come “un cammino” per far fruttificare il seme piantato con il Battesimo. “Dio – ha aggiunto il porporato – ci ha destinati all’amore” e dobbiamo allora accogliere il dono della vita divina che ci è stato fatto con il Battesimo: “Ecco l’avventura che ci propone Papa Benedetto per questa Quaresima. A Pasqua, quando raccoglieremo quanto abbiamo seminato, “l’uomo vecchio” che è in noi s’inabisserà. In tal modo, mediante la grazia divina, potremo innalzarci e divenire nuove creature. L’invito papale non è utopia!”. Più di due milioni i dollari che Papa Benedetto XVI ha offerto in aiuto ad Haiti, indirizzati soprattutto a opere di ricostruzione di scuole e chiese. “La maggior parte degli aiuti – ha reso noto il cardinale – è stato utilizzato per la riedificazione di scuole e chiese”. “Centinaia di migliaia di persone – ha ricordato - sono state uccise in un istante: bambini, genitori, fratelli, sorelle, amici e anche sacerdoti, religiosi, seminaristi che, nel terrore e nel dolore, hanno perso la vita. A migliaia sono stati privati di quanto possedevano; case, monumenti, edifici, e anche grandi costruzioni religiose, ridotti in macerie; malattie e infezioni che continuano a devastare esistenze già ampiamente provate”. Ad Haiti, dove sono presenti circa 80 organismi cattolici, “la Chiesa – ha riferito mons. Giampietro Dal Toso, segretario del citato dicastero vaticano – è molto attiva. I seminaristi, seppur nelle tende, non hanno perso il loro entusiasmo. La risposta, in termini di aiuti, è stata diffusa e trasversale. È sorprendente come siano state organizzate collette in Africa, nelle Filippine: anche i poveri hanno aiutato i poveri”. 25 mila progetti di sviluppo, in più di 60 Paesi: sono i “numeri” di “Manos Unidas”, raccontati dalla presidente, Myriam Garcìa Abrisqueta, durante la conferenza stampa. “Promuovere lo sviluppo integrale e autentico delle popolazioni in via di sviluppo, uniti a coloro che, in un modo o nell’altro, partecipano al nostro lavoro, apostolato e servizio”: questo, ha spiegato la relatrice, lo scopo principale dell’attività dell’associazione spagnola, nata cinquant’anni fa dal “genio femminile” di alcune donne dell’Azione Cattolica che hanno dato vita alla “Campagna contro la fame” (poi diventata Manos Unidas). “Non potevano restare indifferenti alle sofferenze di quanti iveva o e morivano senza diritto alla loro piena dignità”, ha spiegato Garcìa Abrisqueta: “Sin dall’inizio capirono di dovere lottare contro la fame per mancanza di cibo, quella per carenza di cultura e quella per assenza di Dio”. Una “lotta”, questa, “portata avanti anche attraverso progetti concreti di sviluppo, nei quali la dimensione dell'amore fosse sempre presente, in quanto, sin dalle origini, abbiamo sempre pensato che il vero sviluppo ha luogo quando la persona è amata”. Da allora, questo organismo si è sviluppato ed ora può contare sulla partecipazione di migliaia di uomini e di donne, tutti volontari, “sempre in comunione con la Chiesa”.