Radio Vaticana, Asca
martedì 1 marzo 2011
In vigore la nuova legge firmata da Benedetto XVI che regola la cittadinanza, la residenza e l'accesso alla Città del Vaticano
Quattro capitoli e 16 articoli, la metà dei 33 che componevano, nel complesso, la vecchia legge promulgata da Pio XI qualche mese dopo la firma dei Patti Lateranensi. Il Papa ha firmato lo scorso 22 febbraio la ''Legge sulla cittadinanza, la residenza e l'accesso'' dello Stato della Città del Vaticano, una normativa più agile e funzionale, voluta da Benedetto XVI, che due anni fa diede mandato a una Commissione ad hoc di studiare e aggiornare le vecchie regole che per l’appunto consentono di acquisire la cittadinanza vaticana, di ottenere la residenza all’interno dello Stato e di avere il permesso per circolarvi all’interno, anche senza essere un cittadino vaticano. La nuova legge è “figlia” di altre due normative promulgate negli anni passati, la Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano, voluta da Giovanni Paolo II nel 2000, e la nuova Legge sulle fonti del diritto, firmata da Benedetto XVI nel 2008. Il cambiamento più significativo, ha spiegato il vicedirettore della Sala Stampa vaticana, padre Ciro Benedettini, consiste nel fatto che se prima ''la cittadinanza vaticana era legata alla residenza, ora non è più così''. Con la nuova legge sono infatti cittadini dello Stato Città del Vaticano i cardinali residenti oltre le Mura Leonine o a Roma, i diplomatici della Santa Sede e ''coloro che risiedono nella Città del Vaticano in quanto vi sono tenuti in ragione della carica o del servizio''. Può invece richiedere la cittadinanza vaticana, senza riceverla automaticamente, chi è ''autorizzato'' a vivere a Città del Vaticano ''in ragione della carica o del servizio'' e ''il coniuge e i figli di un cittadino che, a seguito di autorizzazione, risiedono con lui nella Città del Vaticano''. In pratica, se prima risiedere a Città del Vaticano comportava automaticamente la cittadinanza vaticana, ora non è più così, anche se la residenza rimane comunque un prerequisito per diventare cittadini vaticani. Questo cambiamento, ha spiegato padre Benedettini, è stato fatto per venire incontro, ad esempio, ai coniugi di dipendenti vaticani che lavorano in Italia e che non volevano essere cittadini di quello che è, a tutti gli effetti, uno Stato estero. Anche nello Stato più piccolo del mondo il traffico è un problema e adesso si cerca di correre ai ripari. Lo Stato della Città del Vaticano, nel 2010, ha registrato 2,1 milioni ingressi di auto all'anno (poco meno di 6.000 al giorno), troppi per un territorio di appena 44 ettari. E' per questo che da qualche tempo a questa parte le autorità vaticane stanno cercando di ridurre il numero degli accessi. Per coloro che non sono cittadini o residenti è necessario un permesso. All'articolo 13, la norma recita, ''i veicoli condotti da chi non è cittadino o residente possono entrare nella Città del Vaticano previa autorizzazione''. In questo modo, si spera di ''bilanciare'' le esigenze di chi entra in Vaticano, ad esempio per accedere alla famosa farmacia, e quelle di uno Stato molto piccolo che non può accogliere un numero eccessivo di automobili. In occasione della promulgazione della nuova legge, la Santa Sede ha diffuso anche un po' di cifre sugli accessi nello Stato più piccolo del mondo. Nel 2010 hanno partecipato alle cerimonie e alle udienze 2,27 milioni di persone, mentre circa 4,6 milioni sono stati i visitatori ai Musei Vaticani. Per la Basilica di San Pietro non ci sono dati precisi, anche se il promotore di giustizia vaticano, l'avv. Nicola Picardi, ha stimato in circa 18 milioni gli ingressi in San Pietro nel corso del 2010; alla terrazza e alla cupola hanno avuto accesso 4,1 milioni di persone.