Lorenzo da Brindisi, ha spiegato il Papa, è un religioso Cappuccino intelligente, poliglotta, “predicatore efficace”, che conosce a menadito la Bibbia e pure la letteratura rabbinica, al punto da suscitare “ammirazione e rispetto” tra gli ebrei più dotti. Una personalità ecclesiale e culturale di questo tipo non poteva non lasciare un segno anche nel campo del dialogo. Nella Germania influenzata da Lutero, Lorenzo da Brindisi diventa colui che, tra tanti, più è “in grado di illustrare in modo esemplare la dottrina cattolica” ai cristiani che avevano aderito alla Riforma. Capace, cioè, ha indicato il Papa, di mostrare “il fondamento biblico e patristico di tutti gli articoli di fede messi in discussione” dall’iniziatore del protestantesimo. E dunque, “il primato di San Pietro e dei suoi successori, l’origine divina dell’Episcopato, la giustificazione come trasformazione interiore dell’uomo, la necessità delle opere buone per la salvezza”: “Il successo di cui Lorenzo godette ci aiuta a comprendere che anche oggi, nel portare avanti con tanta speranza ed entusiasmo il dialogo ecumenico, il confronto con la Sacra Scrittura, letta nella Tradizione della Chiesa, costituisce un elemento irrinunciabile e di fondamentale importanza, come ho voluto ricordare nell’Esortazione Apostolica 'Verbum Domini'”. Una qualità di San Lorenzo da Brindisi era quella di farsi capire dalla gente umile grazie, ha detto il Pontefice, alla “sua esposizione chiara e pacata”. Questo modo di annunciare il Vangelo, proprio dei Cappuccini e di altri Ordini religiosi del tempo, ha constatato Benedetto XVI, contribuì a rinnovare la società, richiamando i cristiani alla “coerenza” della vita “con la fede professata”: “Anche oggi la nuova evangelizzazione ha bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano”. Testimone di pace, annunciatore convincente, ma anche uomo di preghiera. Dote, questa, che brillò in Lorenzo da Brindisi e che altrettanto, ha ribadito Benedetto XVI, deve spiccare nei sacerdoti contemporanei, perché pregare “è il momento più importante nella vita di un sacerdote” e protegge da derive e confusioni: “Alla scuola dei Santi, ogni presbitero, come spesso è stato sottolineato durante il recente Anno Sacerdotale, può evitare il pericolo dell’attivismo, di agire cioè dimenticando le motivazioni profonde del ministero, solamente se si prende cura della propria vita interiore...Se non siamo interiormente in comunione con Dio, non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità”. Tra i tratti salienti della spiritualità del Santo pugliese, Benedetto XVI ha citato in particolare la sua "azione della pace", svolta attraverso "importanti missioni diplomatiche" per "dirimere controversie e favorire la concordia tra gli Stati europei, minacciati a quel tempo dall'impero ottomano". "Oggi, come ai tempi di San Lorenzo - ha detto Papa Ratzinger -, il mondo ha tanto bisogno di pace, ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori. Tutti coloro che credono in Dio devono essere sempre sorgenti e operatori di pace". Fu proprio durante una delle sue missioni diplomatiche, ha ricordato il Papa, che San Lorenzo morì, nel 1619, a Lisbona, dove si era recato presso il re di Spagna, Filippo III, per "perorare la causa dei sudditi napoletani vessati dalle autorità locali". Fu beatificato nel 1783, canonizzato nel 1881 e nel 1959 proclamato da Giovanni XXIII dottore della Chiesa con il titolo di “doctor apostolicus”, anche perché è autore di numerose opere di esegesi biblica, di teologia e di scritti destinati alla predicazione. “Inoltre, essendo un mariologo di grande valore, autore di una raccolta di sermoni sulla Madonna intitolata Mariale, egli mette in evidenza il ruolo unico della Vergine Maria, di cui afferma con chiarezza l’Immacolata Concezione e la cooperazione all’opera della redenzione compiuta da Cristo”. “San Lorenzo da Brindisi – la conclusione di Benedetto XVI - ci insegna ad amare la Sacra Scrittura, a crescere nella familiarità con essa, a coltivare quotidianamente il rapporto di amicizia con il Signore nella preghiera, perché ogni nostra azione, ogni nostra attività abbia in Lui il suo inizio e il suo compimento. E’ questa la fonte da cui attingere affinché la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e sia capace di condurre gli uomini del nostro tempo a Dio”.
Dopo le consuete catechesi in sintesi nella diverse lingue, Benedetto XVI ha salutato in particolare i membri del Dipartimento della Polizia Stradale delle Marche, accompagnati in udienza dall’arcivescovo di Ancona, Edoardo Menichelli, e le delegazioni dei Comuni aderenti all’Associazione Città del SS.mo Crocifisso. A loro e agli altri fedeli, il Papa ha chiesto “di porre sempre al centro di ogni attività la persona umana, secondo l’insegnamento della Chiesa”.
Radio Vaticana, TMNews, AsiaNews
L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa