Benedetto XVI ha presieduto nella Basilica Vaticana la Veglia Pasquale nell Notte Santa. E’ la Notte centrale di tutto l’Anno liturgico, la Notte in cui Cristo ha vinto la morte. La celebrazione ha avuto inizio nell’atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale, donato dalla Comunità Neocatecumenale di Roma. Il Santo Padre ha poi fatto ingresso nella Basilica per ascoltare il solenne annuncio della Risurrezione fatto da un diacono che ha intonato l'Exultet: "Gioisca il coro degli angeli, gioisca la Chiesa e tutta la terra". Dopo la Liturgia della Parola, il Papa ha amministrato il Battesimo, la Cresima e la Prima Comunione a sei catecumeni, provenienti da Svizzera, Albania, Russia, Perù, Singapore e Cina.
Dopo la proclamazione del Santo Vangelo l'omelia di Benedetto XVI. "Due grandi segni caratterizzano la celebrazione liturgica della Veglia pasquale": il fuoco e l’acqua, ma "caratteristica del tutto essenziale della Veglia è anche il fatto che essa ci conduce ad un ampio incontro con la parola della Sacra Scrittura". "La Chiesa vuole condurci, attraverso una grande visione panoramica, lungo la via della storia della salvezza, dalla creazione attraverso l’elezione e la liberazione di Israele fino alle testimonianze profetiche – ha aggiunto il Papa -, con le quali tutta questa storia si dirige sempre più chiaramente verso Gesù Cristo".
Nella tradizione liturgica, ha spiegato, le letture sacre venivano chiamate "profezie" nel senso che "ci mostrano l'intimo fondamento e l'orientamento della storia". Così anche il racconto della creazione nella Genesi è una "profezia": "Non è un'informazione sullo svolgimento esteriore del divenire del cosmo e dell'uomo. I Padri della Chiesa ne erano ben consapevoli. Non intesero tale racconto come narrazione sullo svolgimento delle origini delle cose, bensì quale rimando all'essenziale, al vero principio e al fine del nostro essere". Il raggio della storia che Dio ha fondato "giunge fino alle origini, fino alla creazione". Non si può trascurare che Dio è "Creatore del cielo e della terra" perché "la Chiesa non è una qualsiasi associazione che si occupa dei bisogni religiosi degli uomini, ma che ha, appunto, lo scopo limitato di tale associazione. No, essa porta l’uomo in contatto con Dio e quindi con il principio di ogni cosa". Per questo "Dio ci riguarda come Creatore, e per questo abbiamo una responsabilità per la creazione. La nostra responsabilità si estende fino alla creazione – ha precisato il Pontefice -, perché essa proviene dal Creatore. Solo perché Dio ha creato il tutto, può darci vita e guidare la nostra vita. La vita nella fede della Chiesa non abbraccia soltanto un ambito di sensazioni e di sentimenti e forse di obblighi morali. Essa abbraccia l’uomo nella sua interezza, dalle sue origini e in prospettiva dell’eternità". "Il mondo è un prodotto della Parola, del Logos", come si esprime l’evangelista Giovanni. "Logos" significa "ragione", "senso", "parola". Non è soltanto ragione, "ma Ragione creatrice che parla e che comunica se stessa. È Ragione che è senso e che crea essa stessa senso. Il racconto della creazione ci dice, dunque, che il mondo è un prodotto della Ragione creatrice. E con ciò esso ci dice che all’origine di tutte le cose non stava ciò che è senza ragione, senza libertà, bensì il principio di tutte le cose è la Ragione creatrice, è l’amore, è la libertà".
Qui, ha osservato il Santo Padre, "ci troviamo di fronte all’alternativa ultima che è in gioco nella disputa tra fede ed incredulità: sono l’irrazionalità, la mancanza di libertà e il caso il principio di tutto, oppure sono ragione, libertà, amore il principio dell’essere? Il primato spetta all’irrazionalità o alla ragione?". "Come credenti rispondiamo con il racconto della creazione e con Giovanni: all’origine sta la ragione. All’origine sta la libertà. Per questo è cosa buona essere una persona umana", ha affermato Benedetto XVI. Se l’uomo fosse soltanto un "prodotto casuale dell’evoluzione in qualche posto al margine dell’universo, allora la sua vita sarebbe priva di senso o addirittura un disturbo della natura". Invece no: "La Ragione è all’inizio, la Ragione creatrice, divina. E siccome è Ragione, essa ha creato anche la libertà; e siccome della libertà si può fare uso indebito, esiste anche ciò che è avverso alla creazione". Per questo si estende "una spessa linea oscura attraverso la struttura dell’universo e attraverso la natura dell’uomo. Ma nonostante questa contraddizione, la creazione come tale rimane buona, la vita rimane buona, perché all’origine sta la Ragione buona, l’amore creatore di Dio. Per questo il mondo può essere salvato". Nella tradizione ebraica "il Sabato era espressione dell’alleanza tra Dio e uomo e la creazione". "Dio ha fatto il mondo, perché ci sia un luogo dove Egli possa comunicare il suo amore e dal quale la risposta d’amore ritorni a Lui. Davanti a Dio, il cuore dell’uomo che gli risponde è più grande e più importante dell’intero immenso cosmo materiale che, certamente, ci lascia intravedere qualcosa della grandezza di Dio. A Pasqua e dall’esperienza pasquale dei cristiani, però, dobbiamo ora fare ancora un ulteriore passo". Nella Chiesa nascente "è successo qualcosa di inaudito: al posto del Sabato, subentra il primo giorno. Come giorno dell’assemblea liturgica, esso è il giorno dell’incontro con Dio mediante Gesù Cristo, il quale nel primo giorno, la Domenica, ha incontrato i suoi come Risorto dopo che essi avevano trovato vuoto il sepolcro. La struttura della settimana è ora capovolta".
Questo "processo rivoluzionario", ha sottolineato Benedetto XVI, è spiegabile solo "col fatto che in tale giorno era successo qualcosa di inaudito. Il primo giorno della settimana era il terzo giorno dopo la morte di Gesù. Era il giorno in cui Egli si era mostrato ai suoi come il Risorto. Questo incontro, infatti, aveva in sé qualcosa di sconvolgente. Il mondo era cambiato. Colui che era morto viveva di una vita, che non era più minacciata da alcuna morte. Si era inaugurata una nuova forma di vita, una nuova dimensione della creazione". Il primo giorno, secondo il racconto della Genesi, è il giorno in cui prende inizio la creazione. "Ora – ha evidenziato il Papa - esso era diventato in un modo nuovo il giorno della creazione, era diventato il giorno della nuova creazione. Noi celebriamo il primo giorno. Con ciò celebriamo Dio, il Creatore, e la sua creazione. Sì, credo in Dio, Creatore del cielo e della terra. E celebriamo il Dio che si è fatto uomo, ha patito, è morto ed è stato sepolto ed è risorto". "Celebriamo – ha detto - la vittoria definitiva del Creatore e della sua creazione. Celebriamo questo giorno come origine e, al tempo stesso, come meta della nostra vita". "Ora, grazie al Risorto - ha concluso il Papa -, vale in modo definitivo che la ragione è più forte dell’irrazionalità, la verità più forte della menzogna, l’amore più forte della morte. Celebriamo il primo giorno, perché sappiamo che la linea oscura che attraversa la creazione non rimane per sempre. Lo celebriamo, perché sappiamo che ora vale definitivamente ciò che è detto alla fine del racconto della creazione: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona".
Radio Vaticana, SIR
VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA - il testo integrale dell'omelia del Papa