lunedì 4 aprile 2011

La preghiera missionaria del Papa: con la proclamazione del Vangelo e la testimonianza di vita portare Cristo a quanti ancora non lo conoscono

“Perché i missionari, con la proclamazione del Vangelo e la testimonianza di vita sappiano portare Cristo a quanti ancora non lo conoscono”: è l’intenzione missionaria di preghiera di Benedetto XVI per il mese d’aprile. In molteplici occasioni, il Papa ha ricordato ai fedeli che tutti i Battezzati sono chiamati ad annunciare il Vangelo, specie in un mondo nel quale la maggioranza delle persone non ha ancora incontrato Cristo. “La missione riguarda tutti i cristiani”: Benedetto XVI non si stanca di ripeterlo ai fedeli, ricordando come la Chiesa sia “per sua natura” missionaria. A duemila anni dalla nascita di Cristo, ancora gran parte dell’umanità attende l’annuncio della Buona Novella. Dunque, è il suo monito, “resta ancora urgente e necessaria la missione di evangelizzare l’umanità”: “La missione è un dovere, cui bisogna rispondere: ‘Guai a me se non evangelizzo’. L’apostolo Paolo, a cui la Chiesa dedica uno speciale anno nel ricordo dei duemila anni dalla nascita, ha compreso sulla via di Damasco e poi sperimentato nel corso del successivo ministero che la redenzione e la missione sono atti d’amore” (Ai partecipanti all'incontro del Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie, 17 maggio 2008).
E ribadisce, richiamando l’Apostolo delle Genti, che Vangelo ed evangelizzatore si identificano. “Quello dell’apostolo – evidenzia – non è e non può essere un titolo onorifico. Esso impegna concretamente e anche drammaticamente tutta l’esistenza del soggetto interessato”. E ribadisce che il missionario deve essere chiamato dal Signore prima di annunciare il Suo Vangelo: “In definitiva, è il Signore che costituisce nell'apostolato, non la propria presunzione. L’apostolo non si fa da sé, ma tale è fatto dal Signore; quindi l’apostolo ha bisogno di rapportarsi costantemente al Signore. Non per nulla Paolo dice di essere ‘apostolo per vocazione’, cioè ‘non da parte di uomini né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre’” (Udienza generale, 10 settembre 2008).
Nell’80° anniversario di istituzione della Giornata Missionaria Mondiale, il Papa rammenta dunque che per essere un autentico annunciatore del Vangelo, bisogna lasciarsi guidare dall’amore di Dio: “In effetti, la missione, se non è animata dall’amore, si riduce ad attività filantropica e sociale. Per i cristiani, invece, valgono le parole dell’apostolo Paolo: “L’amore del Cristo ci spinge”...Ogni battezzato, come tralcio unito alla vite, può così cooperare alla missione di Gesù, che si riassume in questo: recare ad ogni persona la buona notizia che 'Dio è amore' e, proprio per questo, vuole salvare il mondo (Angelus, 22 ottobre 2006).
Siamo tutti missionari, soggiunge il Papa, ricordando che “la missione parte sempre da un cuore trasformato dall’amore di Dio” ed è realizzabile in qualsiasi luogo o circostanza della vita: “La missione è dunque un cantiere nel quale c’è posto per tutti: per chi si impegna a realizzare nella propria famiglia il Regno di Dio; per chi vive con spirito cristiano il lavoro professionale; per chi si consacra totalmente al Signore; per chi segue Gesù Buon Pastore nel ministero ordinato al Popolo di Dio; per chi, in modo specifico, parte per annunciare Cristo a quanti ancora non lo conoscono” (Angelus, 22 ottobre 2006).

Radio Vaticana