Questa mattina, Giovedì Santo, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto nella Basilica Vaticana la Santa Messa del Crisma, Liturgia che si celebra in questo giorno in tutte le Chiese Cattedrali. La Messa è stata concelebrata dal Papa con 30 cardinali, 60 vescovi e circa 1700 presbiteri, diocesani e religiosi, presenti a Roma. Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la rinnovazione delle promesse sacerdotali, sono stati benedetti l’olio dei catecumeni, l’olio degli infermi e il crisma.
Un’omelia intensa, quella che ha pronunciato Benedetto XVI, per meditare sul valore degli oli sacri, ma soprattutto per interrogarsi su cosa significhi oggi essere cristiani. “Al centro della liturgia di questa mattina – ha detto il Papa - sta la benedizione degli oli sacri – dell’olio per l’unzione dei catecumeni, di quello per l’unzione degli infermi e del crisma per i grandi Sacramenti che conferiscono lo Spirito Santo: Confermazione, Ordinazione sacerdotale e Ordinazione episcopale. Nei Sacramenti – ha proseguito - il Signore ci tocca per mezzo degli elementi della creazione...I Sacramenti sono espressione della corporeità della nostra fede che abbraccia corpo e anima, l’uomo intero”. Il Papa ha ricordato che l’olio è il simbolo dello Spirito Santo e ci richiama a Cristo, l’Unto del Signore. Dunque, ha sottolineato, cristiani vuol dire unti, persone che appartengono a Cristo. E tuttavia, ha avvertito con Sant’Ignazio di Antiochia, non basta chiamarsi cristiani. Bisogna anche esserlo: “Lasciamo che proprio questi oli sacri, che vengono consacrati in quest'ora, ci ricordino tale compito intrinseco della parola 'cristiano' e preghiamo il Signore, affinché sempre più non solo ci chiamiamo cristiani, ma anche lo siamo”. Benedetto XVI ha poi preso in considerazione il primo dei tre oli che viene benedetto: l’olio dei catecumeni.
“Quest’olio – ha detto - indica come un primo modo di essere toccati da Cristo e dal suo Spirito”. “Mediante questa prima unzione, che avviene ancora prima del Battesimo, il nostro sguardo si rivolge quindi alle persone che si mettono in cammino verso Cristo – alle persone che sono alla ricerca della fede, alla ricerca di Dio. L’olio dei catecumeni ci dice: non solo gli uomini cercano Dio. Dio stesso si è messo alla ricerca di noi. Il fatto che Egli stesso si sia fatto uomo e sia disceso negli abissi dell'esistenza umana, fin nella notte della morte, ci mostra quanto Dio ami l'uomo, sua creatura”. “Dio – ha soggiunto il Papa – ama gli uomini. Egli viene incontro all’inquietudine del nostro cuore”. Al contempo, ha affermato, anche noi siamo in cammino verso di Lui, per amarlo meglio: “In questo senso dovremmo sempre rimanere catecumeni”. Quindi, il Papa si è soffermato sull’Olio per l’Unzione degli Infermi. “Abbiamo davanti a noi la schiera delle persone sofferenti: gli affamati e gli assetati, le vittime della violenza in tutti i Continenti, i malati con tutti i loro dolori, le loro speranze e disperazioni, i perseguitati e i calpestati, le persone col cuore affranto – ha affermato Benedetto XVI”. “Il guarire è un incarico primordiale affidato da Gesù alla Chiesa, secondo l’esempio dato da Lui stesso che risanando ha percorso le vie del Paese. Certo, il compito principale della Chiesa è l’annuncio del regno di Dio. Ma proprio questo stesso annuncio deve essere un processo di guarigione”. “L'uomo - ha continuato - per la sua stessa essenza è un essere in relazione. Se, però, è perturbata la relazione fondamentale, la relazione con Dio, allora anche tutto il resto è perturbato. Se il nostro rapporto con Dio è perturbato, se l'orientamento fondamentale del nostro essere è sbagliato, non possiamo neppure veramente guarire nel corpo e nell'anima”.
Il Papa ha sottolineato che “la prima e fondamentale guarigione avviene nell’incontro con Cristo che ci riconcilia con Dio e risana il nostro cuore affranto. Ma oltre questo compito centrale fa parte della missione essenziale della Chiesa anche la guarigione concreta della malattia e della sofferenza. L’olio per l’Unzione degli infermi è espressione sacramentale visibile di questa missione”. Al riguardo, il Papa ha citato alcune figure di Santi e Beati che si sono particolarmente dedicati ai malati e sofferenti: Elisabetta di Turingia, Vincenzo de’ Paoli, Louise de Marillac, Camillo de Lellis fino a Madre Teresa, affermando che “attraversa il mondo una scia luminosa di persone, che ha origine nell’amore di Gesù per i sofferenti e i malati”. Ha così ringraziato tutti coloro che si mettono a fianco dei sofferenti, dando così testimonianza della bontà propria di Dio: “L'olio per l'Unzione degli infermi è segno di quest'olio della bontà del cuore, che queste persone - insieme con la loro competenza professionale - portano ai sofferenti. Senza parlare di Cristo, Lo manifestano”. Il Papa ha quindi parlato del “più nobile degli oli ecclesiali, il crisma...olio dell’unzione sacerdotale e di quella regale, unzioni che si riallacciano alle grandi tradizioni d’unzione dell’Antica Alleanza”. Facendo riferimento al Battesimo e alla Confermazione, ha affermato: “I cristiani sono popolo sacerdotale per il mondo. I cristiani dovrebbero rendere visibile al mondo il Dio vivente, testimoniarLo e condurre a Lui. Quando parliamo di questo nostro comune incarico, in quanto siamo battezzati, ciò non è una ragione per farne un vanto. È una domanda che, insieme, ci dà gioia e ci inquieta: siamo veramente il santuario di Dio nel mondo e per il mondo? Apriamo agli uomini l’accesso a Dio o piuttosto lo nascondiamo?”.
Si è poi chiesto: “Non siamo forse noi – popolo di Dio – diventati in gran parte un popolo dell’incredulità e della lontananza da Dio? Non è forse vero che l’Occidente, i Paesi centrali del cristianesimo sono stanchi della loro fede e, annoiati della propria storia e cultura, non vogliono più conoscere la fede in Gesù Cristo?”. Ha quindi rivolto una invocazione: “Abbiamo motivo di gridare in quest’ora a Dio: ‘Non permettere che diventiamo un non-popolo! Fa’ che ti riconosciamo di nuovo! Infatti, ci hai unti con il tuo amore, hai posto il tuo Spirito Santo su di noi. Fa’ che la forza del tuo Spirito diventi nuovamente efficace in noi, affinché con gioia testimoniamo il tuo messaggio!”. Benedetto XVI ha fatto un accenno alle dolorose vicende recenti nella Chiesa, affermando: “Nonostante tutta la vergogna per i nostri errori, non dobbiamo, però, dimenticare che anche oggi esistono esempi luminosi di fede; che anche oggi vi sono persone che, mediante la loro fede e il loro amore, danno speranza al mondo. Quando il prossimo 1° maggio verrà beatificato Papa Giovanni Paolo II, penseremo pieni di gratitudine a lui quale grande testimone di Dio e di Gesù Cristo nel nostro tempo, quale uomo colmato di Spirito Santo. Insieme con lui pensiamo al grande numero di coloro che egli ha beatificato e canonizzato e che ci danno la certezza che la promessa di Dio e il suo incarico anche oggi non cadono nel vuoto”. Il pensiero conclusivo del Papa è stato per tutti i presbiteri: “Con grande gratitudine per la vocazione e con umiltà per tutte le nostre insufficienze – ha detto - rinnoviamo in quest’ora il nostro ‘sì’ alla chiamata del Signore: Sì, voglio unirmi intimamente al Signore Gesù – rinunciando a me stesso...spinto dall’amore di Cristo”.
Radio Vaticana, SIR
SANTA MESSA DEL CRISMA NELLA BASILICA VATICANA - il testo integrale dell'omelia del Papa