martedì 17 maggio 2011

L'arcivescovo di Damasco: abbiamo accolto le parole di Benedetto XVI con grande soddisfazione e speranza, un gesto di grande vicinanza alla Siria

“Ciò che sta accadendo in Siria da settimane è un complotto ordito da forze esterne. Un tentativo di chiaro neo-colonialismo. Certamente anche la Siria ha i suoi problemi, sarebbe stupido negarlo, ma questi si possono affrontare da parte del Governo con giuste riforme e da parte del popolo manifestando civilmente e senza fare ricorso alla violenza. Quale Stato non ha bisogno di riforme?”. È un passaggio dell’intervista all'agenzia SIR dell’arcivescovo siro-cattolico di Damasco, mons. Elias Tabe, che commenta le parole di Benedetto XVI di domenica al Regina Cæli rivolte alla tragica situazione in Siria. Domenica "eravamo riuniti in assemblea a Damasco, ospiti presso il patriarcato greco-cattolico di mons. Gregorio III Laham, e il nunzio apostolico, mons. Mario Zenari, ci ha letto il testo dell’appello del Papa ascoltato anche da numerosi diplomatici stranieri accreditati in Siria, tra cui l’ambasciatore italiano, e da alti rappresentanti del governo siriano. Abbiamo accolto le parole del Santo Padre con grande soddisfazione e speranza. Il suo è stato un gesto di grande vicinanza dimostrata alla Siria”. Per mons. Tabe in Siria è in atto un complotto ordito da “fondamentalisti islamici anche wahabiti dell’Arabia Saudita, del Qatar. Anche in Siria c’è la possibile infiltrazione salafita come in Egitto”. Ritrovare convivenza e unità è possibile, spiega l’arcivescovo, “da Governo e popolo è lecito attendersi collaborazione e cooperazione, mettendo da parte ogni forma di violenza. Da questo punto di vista non deve mai abbandonarci la speranza nel ricercare il bene comune, come il Santo Padre ci ricorda nelle sue parole”.

SIR

Promotori di speranza. I cristiani e l'appello di Benedetto XVI