di Scenron
"Il Signore ha giurato e non si pente: 'Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek'" (Salmo 110, 4).
L'11 giugno 2010, in una Piazza San Pietro affollata da 15mila sacerdoti, con la più grande concelebrazione della storia della Chiesa, Benedetto XVI concludeva l'Anno Sacerdotale, indetto in occasione del 150° anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney. Nessuno, nemmeno il Papa stesso, poteva immaginare che proprio durante quell'anno speciale, che avrebbe dovuto rinvigorire i sacerdoti, la loro missione, e mostrare al mondo la bellezza del ministero presbiterale, sarebbero venuti fuori, come da dentro un vaso ormai colmo, centinaia di casi di abusi sessuali su bambini innocenti compiuti da chierici e religiosi. Nonostante questi crimini siano stati compiuti decenni fa', e nonostante proprio il card. Ratzinger sia stato uno dei pochissimi che si è adoperato con tutti i mezzi per mettere fine a questa piaga, Papa Benedetto si è caricato di una croce pesantissima, fatta dai peccati di quei figli indegni, sopportando insulti e calunnie da dentro e fuori la Chiesa. Nessuna lamentela, nessuna rivendicazione dei passi in avanti fatti da lui contro questa infamia: è andato avanti, ha intensificato la sua lotta, e ha dato una sublime lezione di umiltà e fede a tutti, cardinali, vescovi, sacerdoti, fedeli laici. Anche di questo pochi sembrano essersene accorti. Eppure già da quel 19 aprile 2005, Joseph Ratzinger si è mostrato al mondo, ma soprattutto alla Chiesa, un "umile lavoratore nella vigna del Signore". Siamo assuefatti ai continui paragoni, ai continui sminuimenti, alle continue derisioni e offese.
Il 29 giugno del 1951, Solennità dei Santi Pietro e Paolo, nel duomo di Frisinga, il futuro Benedetto XVI riceveva l'Ordinazione presbiterale. Sacerdote da 60 anni. Un periodo davvero lungo, fatto di gioie e di dolori, di doni e di rinuncie, come lui stesso racconta nella sua autobiografia, e come noi stessi abbiamo visto in questi sei anni di Pontificato. Non si può lasciar passare inosservato questo anniversario. Innanzittutto perchè, piaccia o no, Benedetto XVI è il Pastore regnante della Chiesa universale. Molti, anche tra cattolici, clero e episcopato, fanno fatica ad accettarlo, nostalgici di un lungo Pontificato con molte ombre e poche luci, che ha lasciato un'ambigua eredità, ai limiti del disastro, raccolta da un cardinale di 78 anni che giorno dopo giorno sta risistemando ogni singolo pezzo della barca di Pietro. Secondo poi, perchè egli è un vero modello, uno dei pochi viventi, di sacerdote interamente donato con gioia a Cristo e alla sua Chiesa, di una fede salda nonostante le tempeste, di un affidamento continuo alla volontà di Dio, anche se può apparire oscura e indigesta. No, non si può non rendere grazie a Dio per le meraviglie che ha compiuto tramite la persona di Joseph Ratzinger.
Ma, come ci aspettavamo, a poco più di un mese dal 60° anniversario, nessuno che ne parli, nessuna iniziativa ecclesiale, nazionale o locale, in programma. Silenzio. Ancora tutti immersi nel "grande evento" del 1° maggio, fossilizzati nel passato, incapaci di vedere il presente. Ne abbiamo avuto una spiacevole prova ieri, con la prolusione del card. Bagnasco: tante citazioni del Santo Padre, si, 4 pagine sulla Beatificazione, ma neanche una riga sul 29 giugno 2011. La diocesi di Roma, la diocesi del Papa, che si è prodigata come non mai per l'evento di inizio mese, tace. Ho mandato loro qualche settimana fa' una mail per chiedere se c'era in programma qualcosa, mi hanno solo detto di guardare nel sito della Santa Sede, quasi seccati. Mi sembrava una domanda più che lecita, visto che nel 1996 hanno organizzato loro la maxi celebrazione in San Pietro per il 50° di sacerdozio di Papa Wojtyla. Ecco, appunto, era Giovanni Paolo II, non Benedetto XVI.
Ci rimane un po' di speranza, attendiamo l'evolversi della situazione. Qualora non si riterrà opportuno ricordare come si deve il dono del sacerdote Joseph alla Chiesa, inghiottiremo anche questo boccone amaro e nel nostro piccolo, con una preghiera intensa, celebreremo questo anniversario, ringraziando ancora una volta Dio per aver messo Papa Benedetto alla guida della Chiesa che, spesso, ci sembra cieca e irriconoscente.
“Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29).