Questa mattina, Domenica di Pentecoste, Benedetto XVI ha presieduto nella Basilica Vaticana la Santa Messa della Solennità. Hanno oncelebrato con il Papa 40 cardinali e 50 tra arcivescovi e vescovi.
Rimanendo molto legato ai testi della liturgia, nell'omelia il Papa ha anzitutto sottolineato che “lo Spirito creatore di tutte le cose, e lo Spirito Santo che Cristo ha fatto discendere dal Padre sulla comunità dei discepoli, sono uno e il medesimo: creazione e redenzione si appartengono reciprocamente e costituiscono, in profondità, un unico mistero d’amore e di salvezza”. “Lo Spirito Santo – ha continuato - è innanzitutto Spirito Creatore e quindi la Pentecoste è festa della creazione. Per noi cristiani, il mondo è frutto di un atto di amore di Dio, che ha fatto tutte le cose e del quale Egli si rallegra perché è ‘cosa buona’, ‘cosa molto buona’. Dio perciò non è il totalmente Altro, innominabile e oscuro. Dio si rivela, ha un volto, Dio è ragione, Dio è volontà, Dio è amore, Dio è bellezza”. Passando poi alla seconda lettura il Papa ha aggiunto: “Lo Spirito Santo è Colui che ci fa riconoscere in Cristo il Signore, e ci fa pronunciare la professione di fede della Chiesa: ‘Gesù è Signore’. Signore è il titolo attribuito a Dio nell’Antico Testamento, titolo che nella lettura della Bibbia prendeva il posto del suo impronunciabile nome. Il Credo della Chiesa è nient’altro che lo sviluppo di ciò che si dice con questa semplice affermazione: ‘Gesù è Signore’”.
“L’espressione ‘Gesù è Signore’– ha spiegato il Pontefice - si può leggere nei due sensi. Significa: Gesù è Dio, e contemporaneamente: Dio è Gesù. Lo Spirito Santo illumina questa reciprocità: Gesù ha dignità divina, e Dio ha il volto umano di Gesù. Dio si mostra in Gesù e con ciò ci dona la verità su noi stessi. Lasciarsi illuminare nel profondo da questa parola è l’evento della Pentecoste”. Benedetto XVI si è poi soffermato sul Vangelo, che “ci offre poi una meravigliosa immagine per chiarire la connessione tra Gesù, lo Spirito Santo e il Padre: lo Spirito Santo è rappresentato come il soffio di Gesù Cristo risorto. L’evangelista Giovanni riprende qui un’immagine del racconto della creazione, là dove si dice che Dio soffiò nelle narici dell’uomo un alito di vita. Il soffio di Dio è vita - ha spiegato il Pontefice -. Ora, il Signore soffia nella nostra anima il nuovo alito di vita, lo Spirito Santo, la sua più intima essenza, e in questo modo ci accoglie nella famiglia di Dio. Con il Battesimo e la Cresima ci è fatto questo dono in modo specifico, e con i sacramenti dell'eucaristia e della Penitenza esso si ripete di continuo: il Signore soffia nella nostra anima un alito di vita". "Tutti i sacramenti, ciascuno in maniera propria, comunicano all'uomo la vita divina, grazie allo Spirito Santo che opera in essi". "Lo Spirito Santo anima la Chiesa. Essa non deriva dalla volontà umana, dalla riflessione, dall'abilità dell'uomo e dalla sua capacità organizzativa, poiché se così fosse essa già da tempo si sarebbe estinta, così come passa ogni cosa umana. Essa invece è il Corpo di Cristo, animato dallo Spirito Santo”. Con la Pentecoste “cadono tutti gli steccati” perché lo Spirito Santo comunica e diffonde “l’amore che abbraccia ogni cosa”. Per questo “la Chiesa è cattolica fin dal primo momento”. “Fin dal primo istante, infatti, lo Spirito Santo l’ha creata come la Chiesa di tutti i popoli; essa abbraccia il mondo intero, supera tutte le frontiere di razza, classe, nazione; abbatte tutte le barriere e unisce gli uomini nella professione del Dio uno e trino. Fin dall'inizio la Chiesa è una, cattolica e apostolica: questa è la sua vera natura e come tale deve essere riconosciuta. Essa è santa, non grazie alla capacità dei suoi membri, ma perché Dio stesso, con il suo Spirito, la crea e la santifica sempre", ha detto il Papa. “Infine – ha affermato il Papa - il Vangelo di oggi ci consegna questa bellissima espressione: ‘I discepoli gioirono al vedere il Signore’. Queste parole sono profondamente umane. L’Amico perduto è di nuovo presente, e chi prima era sconvolto si rallegra. Ma essa dice molto di più. Perché l’Amico perduto non viene da un luogo qualsiasi, bensì dalla notte della morte; ed Egli l’ha attraversata! Egli non è uno qualunque, bensì è l’Amico e insieme Colui che è la Verità che fa vivere gli uomini; e ciò che dona non è una gioia qualsiasi, ma la gioia stessa, dono dello Spirito Santo. Sì - ha concluso Benedetto XVI -, è bello vivere perché sono amato, ed è la Verità ad amarmi”.
AsiaNews, TMNews, Radio Vaticana
CAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE - il testo integrale dell'omelia del Papa