giovedì 2 giugno 2011

Domani il quinto incontro del Papa con il presidente Abu Mazen. Il processo di pace israelo-palestinese e la situazione dei cristiani tra i temi

Un incontro in cui si affronteranno i temi cruciali della situazione in Medio Oriente, del processo di pace tra israeliani e palestinesi, e anche delle condizioni della comunità cristiana locale, sarà quello di domani in Vaticano tra Benedetto XVI e il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas). Il leader palestinese, presente oggi a Roma per i festeggiamenti del 2 giugno, non ha perso l'occasione di vedere anche il Papa, che incontra domani per la quinta volta, dopo le udienze in Vaticano del 3 dicembre 2005 e del 24 aprile 2007, dopo l'incontro a Betlemme del 13 maggio 2005, durante la visita del Pontefice in Terra Santa, e dopo l'altra udienza a Palazzo Apostolico dell'8 ottobre 2009 (foto). L'appuntamento di domani è fissato per le 11.00, quando Abu Mazen varcherà nuovamente i confini della Città Leonina. Al centro del colloquio tra le due personalità, che hanno maturato forte conoscenza e rispetto reciproco, conditi da grande cordialità, non potranno non esserci i temi più caldi della situazione in Medio Oriente, in merito ai quali Abu Mazen conta molto sull'influenza morale del Pontefice. È nota, infatti, la posizione della Santa Sede in favore della soluzione "due popoli, due Stati", più volte sostenuta in tutti i consessi internazionali, insieme ai ripetuti appelli del Pontefice per la fine dei conflitti e per la convivenza pacifica. Una posizione ribadita anche dal Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, riunitosi in Vaticano nell'ottobre scorso. Benedetto XVI, poi, ha molto a cuore le condizioni di vita del "piccolo gregge" dei cattolici in Medio Oriente, sempre più spinti all'esodo dai disagi economici e, in alcuni Stati, dai continui attacchi e aggressioni. Nell'ultimo e amichevole incontro in Vaticano tra Papa Ratzinger e il presidente palestinese, l'8 ottobre 2009, il dialogo si era incentrato "sulla necessità di trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto israeliano-palestinese, in cui - era stato detto - i diritti di tutti siano riconosciuti e rispettati". Al riguardo era stata rilevata "l'importanza della cooperazione e del mutuo rispetto tra le parti e del sostegno della comunità internazionale". Naturalmente non era mancato "un riferimento alla situazione dei cattolici in Palestina e più in generale nella regione, e al loro contributo alla vita sociale e alla convivenza pacifica tra i popoli".

Giacomo Galeazzi, Oltretevere