martedì 14 giugno 2011

Mons. Scotti: grazie a Benedetto XVI per avere investito attraverso la Fondazione sul futuro dell’uomo. Un'avventura che ci chiede di percorrere

“Con grande sorpresa e un senso di viva gratitudine, voglio citare un caso, tra quanti hanno inviato alla Fondazione offerte per i premi ai teologi: quello di una signora francese, di Parigi, che ha donato 500 euro, accompagnando l’offerta con una lettera in cui afferma che ha trovato l’istituzione di questo premio ‘qualcosa di nuovo e carico di futuro’”: lo ha detto nella conferenza stampa in Vaticano questa mattina, mons. Giuseppe Antonio Scotti, presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI”, che assegnerà, per mano dello stesso Papa, il 30 giugno i primi tre premi ad altrettanti teologi di rilievo internazionale. La Fondazione usufruisce di un capitale iniziale donato dallo stesso Pontefice e frutto dei diritti d’autore dei numerosi volumi scritti da Benedetto XVI, prima e dopo la sua elezione al soglio pontificio. Mons. Scotti ha anche riferito che offerte varie sono giunte e giungeranno da enti, fondazioni bancarie, imprese, sponsor e privati. Tra di loro ha citato l’Acri (casse di risparmio), presieduta da Giuseppe Guzzetti, come pure ha parlato del sostegno offerto da mass media vari con l’offerta di spazi pubblicitari e servizi “in grado di far cogliere l’avventura che il Papa ci chiede di percorrere". Da mons. Scotti un grazie particolare a Benedetto XVI, per avere investito attraverso questa istituzione sul futuro dell’uomo. Un grazie anche ai giornalisti, alle università e alle fondazioni bancarie che in diverso modo hanno contribuito al successo del Premio. Un’opportunità per ragionare sul ruolo della teologia nella realtà contemporanea,come ha fatto il prof. Giuseppe Dalla Torre, rettore dell’Università Lumsa, invitando a “riproporre con forza la questione dei saperi sacri” nella società contemporanea, dove si fronteggiano, ha ripreso le parole di Benedetto XVI, “due tendenze opposte, due estremi entrambi negativi: da un parte il laicismo, che, in modo spesso subdolo, emargina la religione per confinarla nella sfera privata; dall’altra il fondamentalismo, che invece vorrebbe imporla a tutti con la forza”. “C’è, insomma bisogno di teologia – ha concluso il prof. Dalla Torre – per uscire dal vicolo cieco di un radicale travisamento della questione religiosa e di una crescente incapacità di cogliere ciò che dà senso al tutto”.

SIR, Radio Vaticana