mercoledì 13 luglio 2011

Il racconto del genio femminile a servizio della Chiesa: il ciclo di catechesi di Benedetto XVI su alcune grandi Sante del Medioevo

Un recente ciclo di catechesi che ha impegnato nei mesi scorsi Benedetto XVI, durante i mercoledì dell’Udienza generale, ha riguardato la descrizione della vita e dell’opera di alcune grandi Sante del Medioevo. Dal settembre 2010 alla fine del gennaio 2011, il Papa ha offerto una galleria di ritratti di santità femminile che hanno segnato in modo indelebile il percorso del cristianesimo nell’Europa e nel mondo. Giovanni Paolo II lo aveva argomentato in termini generali, e con un’ampiezza di gratitudine e di ammirazione quasi mai viste, scrivendo nel 1988 la "Mulieris dignitatem". Benedetto XVI ha fatto altrettanto ma in termini specifici, individuali, cercando e scegliendo in quella “enciclopedia” dell’eccellenza umana che sono le vite dei Santi, in questo caso di grandi Sante del tempo antico, per dimostrare, con Papa Wojtyla, che non c'è stata un'epoca in cui il “genio femminile” non sia stato una pietra angolare della Chiesa. Inaugurando il ciclo di catechesi sulle Sante medievali, Benedetto XVI cita un passaggio della "Mulieris dignitatem": “‘La Chiesa - vi si legge - ringrazia per tutte le manifestazioni del genio femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e a tutte le nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza e carità; ringrazia per tutti i frutti di santità femminile’. Anche in quei secoli della storia che noi abitualmente chiamiamo Medioevo, diverse figure femminili spiccano per la santità della vita e la ricchezza dell’insegnamento” (1° settembre 2010).
Ciò detto, il Papa si trasforma in un narratore di figure celeberrime, o sconosciute ai più, che accendono di abbaglianti luci di carità e di sapienza gli anni cosiddetti “bui” della storia europea dopo l’anno Mille. Per mesi, attraverso le sue parole, sfilano davanti agli occhi della Chiesa contemporanea le donne che hanno costruito quella di mille anni prima. Dalla poliedrica monaca benedettina Ildegarda di Bingen, che di genio ne aveva da vendere, con le sue doti di letterata, musicista, cosmologa, al cuore di fuoco di Giovanna d’Arco, amica della verità del Vangelo e dunque nemica di ogni suo accomodamento: “Santa Giovanna d’Arco ci invita ad una misura alta della vita cristiana: fare della preghiera il filo conduttore delle nostre giornate; avere piena fiducia nel compiere la volontà di Dio, qualunque essa sia; vivere la carità senza favoritismi, senza limiti e attingendo, come lei, nell'Amore di Gesù un profondo amore per la Chiesa” (26 gennaio 2011).
Nel mezzo, ritratti di mistiche e di donne d’azione, dove per entrambi il punto di partenza è l’amore per Gesù e quello d’arrivo l’amore per l’umanità che a Gesù va condotta. Un esempio di cristianesimo che brilla universale dalle ribalte discrete della preghiera e della contemplazione è, dice Benedetto XVI, quello di Chiara d’Assisi: “‘Chiara infatti si nascondeva; ma la sua vita era rivelata a tutti. Chiara taceva, ma la sua fama gridava’. Ed è proprio così, cari amici: sono i Santi coloro che cambiano il mondo in meglio, lo trasformano in modo duraturo, immettendo le energie che solo l’amore ispirato dal Vangelo può suscitare. I Santi sono i grandi benefattori dell’umanità” (15 settembre 2010).
Dalle mura del chiostro a quelle del castello, il Medioevo annovera una Santa regina, Elisabetta d’Ungheria, icona della faccia più nobile del potere: quella che non teme di sporcarsi l’orlo del mantello a contatto con gente di rango inferiore, ma anzi porta di persona il cibo a chi ha fame, risarcimento alle vittime di ingiustizie, dignità nella miseria. Appoggiata in questo dal marito, il re Lodovico; il che, osserva il Papa, dimostra che il segreto della felicità di coppia sta nell’impegno, non nel disimpegno: “Elisabetta aiutava il coniuge ad elevare le sue qualità umane a livello soprannaturale, ed egli, in cambio, proteggeva la moglie nella sua generosità verso i poveri e nelle sue pratiche religiose...Una chiara testimonianza di come la fede e l’amore verso Dio e verso il prossimo rafforzino la vita familiare e rendano ancora più profonda l’unione matrimoniale” (20 ottobre 2010).
Il Medioevo non è solo un’epoca storica. C’è un Medioevo anche oggi, un buio dello spirito che inquieta. Tutti noi, afferma il Papa durante una di queste catechesi, “siamo a rischio di vivere come se Dio non esistesse”, e questo significa che spesso si hanno per compagni il pessimismo e la sfiducia. Così, Benedetto XVI ricorda che i Santi sono degli ottimisti con delle ottime ragioni per esserlo. E parlando della mistica britannica Giuliana di Norwich, ricorda il distillato della sua saggezza: se credi in Dio, tutto non può che finire in bene: “Le promesse di Dio sono sempre più grandi delle nostre attese. Se consegniamo a Dio, al suo immenso amore, i desideri più puri e più profondi del nostro cuore, non saremo mai delusi. 'E tutto sarà bene', 'ogni cosa sarà per il bene': questo il messaggio finale che Giuliana di Norwich ci trasmette e che anch’io vi propongo quest’oggi (1° dicembre 2010).

Radio Vaticana