giovedì 28 luglio 2011

La Santa Sede e il vento della disobbedienza. Sul tavolo dei principali collaboratori del Papa i dossier sull’Irlanda, l’Austria e l'America

In Vaticano il vento della disobbedienza è monitorato costantemente. Sul tavolo dei principali collaboratori del Papa sono aperti i dossier relativi all’Irlanda, all’Austria e all’America dove i preti chiamano alla disobbedienza se Roma non mette in campo quelle riforme che non ha mai voluto attuare: la fine del celibato sacerdotale, l’apertura al sacerdozio femminile, la comunione concessa a tutti, a cominciare dai divorziati risposati. Il ricatto, nemmeno troppo sottinteso, è uno: o Roma approva ciò che chiediamo o sarà scisma. In Irlanda sta facendo scalpore la lettera firmata da padre Vincent Twomey, ex allievo di Papa Benedetto XVI e docente al seminario irlandese di Maynooth, in cui scrive: “Tutti i vescovi nominati prima del 2003 diano le dimissioni. E’ l’unica strada per garantire la trasparenza nello scandalo pedofilia”. In sostanza l’idea è una: per restituire credibilità alla Chiesa occorre azzerare la classe dirigente esistente, rea di aver coperto, insabbiato, nascosto i peccati carnali del clero. Dietro la lettera di Twomey c’è una Chiesa che non sa come uscire dall’impasse. Anche l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, sente su di sé la pressione del Paese e, infatti, sono settimane che attacca i vescovi irlandesi “che hanno insabbiato”, coloro che nella Chiesa non si sono accodati “alla linea della trasparenza di Joseph Ratzinger”. Per lui, come per molti cattolici irlandesi, la strada è una: scaricare il passato e ricominciare da zero. Altrimenti l’emorraggia dei fedeli sarà inarrestabile. Altrimenti altro non si potrà verificare che uno scisma.
Negli Stati Uniti tengono banco le proteste di Roy Bourgeois, 70 anni, brillante promessa dell’imprenditoria statunitense in America latina che un giorno di ritorno dal Vietnam si fece prete. Conobbe Janice Sevre, una donna che aspirava a diventare sacerdote nella chiesa cattolica. La battaglia di Sevre divenne la sua tanto che pochi giorni fa è stato Bourgeois a benedire l’ordinazione illecita di Sevre fatta dal gruppo Roman Catholic Womenpriests. Bourgeois è stato convocato a New York, quartiere generale della congregazione di Maryknoll, dal superiore generale John Sivalon che ha detto che una relazione su quanto avvenuto sarà inviata alla Dottrina della fede. Dunque, oggi, la palla è in mano a Roma, che sa bene che padre Bourgeois e i 157 preti che lo sostengono sono pronti a tutto pur di non rinunciare alle proprie idee, anche a uno scisma. C’è un decreto del 30 maggio scorso e firmato dall’ex Sant’Uffizio, Decreto generale circa il delitto di attentata ordinazione sacra di una donna, nel quale si stabilisce formalmente la scomunica automatica per le donne che vengono ordinate e per chi celebra il rito, una scomunica che non prevede possibilità di ricorso: “L’unico ricorso è il pentimento”, ha detto il sottosegretario della Dottrina della fede Joseph Augustine Di Noia. “Sarei molto triste”, ha detto Bourgeois. “Sono stato prete di Maryknoll per 36 anni, ma se Roma mi licenziasse, dovrei accettarlo”.
In Austria il vento non è diverso. Nella lettera tramite la quale il primate d’Austria Christoph Schönborn richiama i circa 300 preti austriaci appartenenti a “Iniziativa parroci” all’obbedienza e all’unità con Roma c’è molta cautela. Schönborn non vuole rompere coi preti ribelli, perché all’orizzonte vede il rischio di un passo estremo, la rinuncia dei preti all’appartenenza alla Chiesa. Dietro “Iniziativa parroci”, infatti, c’è il movimento “Noi siamo Chiesa”, che continuamente minaccia la rottura definitiva.


Paolo Rodari, Il Foglio