sabato 22 ottobre 2011

Il Papa: la giustizia umana va esercitata e completata con il perdono che risana le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti al VI Convegno Internazionale degli Ordinariati Militari e al III Corso Internazionale di formazione dei Cappellani militari al diritto umanitario, promossi dalla Congregazione per i vescovi e dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
“La dimensione religiosa riveste speciale significato anche nella vita di un militare”. “Si tratta di formare dei cristiani che abbiano una fede profonda, che vivano una convinta pratica religiosa e che siano autentici testimoni di Cristo nel loro ambiente”. Il Papa ha ribadito che, specie dinanzi alla sfida della nuova evangelizzazione, la Chiesa è chiamata a dare ai militari “un’assistenza spirituale, che risponda a tutte le esigenze di una vita cristiana coerente e missionaria”. Per raggiungere questo scopo, ha avvertito, occorre che i vescovi e i cappellani militari si sentano “responsabili dell’annuncio del Vangelo” dovunque siano presenti i soldati e le loro famiglie. Quindi, ha indicato quale deve essere la meta a cui deve tendere un militare cristiano: ''La vita militare di un cristiano, infatti, va posta in relazione con il primo e il più grande dei comandamenti, quello dell'amore a Dio e al prossimo, perchè il militare cristiano è chiamato a realizzare una sintesi per cui sia possibile essere anche militari per amore, compiendo il 'ministerium pacis inter arma'''. Il Papa ha menzionato in particolare quei soldati che fanno esercizio della carità, soccorrendo le vittime di catastrofi, come pure i profughi, “mettendo a disposizione dei più deboli il proprio coraggio e la propria competenza”: “Penso all’esercizio della carità nel soldato impegnato a disinnescare mine, con personale a rischio e pericolo, nelle zone che sono teatro di guerra, come pure al soldato che, nell’ambito delle missioni di pace, pattuglia città e territori affinché i fratelli non si uccidano fra di loro”. Vi sono tanti militari, ha detto ancora, che “vogliono promuovere la pace e si impegnano da veri discepoli di Cristo a servire la propria nazione favorendo la promozione dei fondamentali diritti umani dei popoli”. ''E' sotto gli occhi di tutti - ha affermato Benedetto XVI - come nelle devastanti lacerazioni prodotte dalle guerre, la dignità umana venga spesso oltraggiata e la pace sconvolta. Tuttavia, la sola dinamica del diritto non basta a ristabilire l'equilibrio perduto; percorrere il cammino della riconciliazione e del perdono''. Il Papa ha concluso il discorso ricordando quanto scrisse il Beato Karol Wojtyla nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2002: “La vera pace è frutto della giustizia”, ma poiché “la giustizia umana è sempre fragile e imperfetta” va “esercitata e in un certo senso completata con il perdono”. “L’opera di evangelizzazione nel mondo militare richiede una crescente assunzione di responsabilità, affinché anche in questo ambito, vi sia un annuncio sempre nuovo, convinto e gioioso di Gesù Cristo, unica speranza di vita e di pace per l’umanità”.

Radio Vaticana, Asca

UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO INTERNAZIONALE DEGLI ORDINARIATI MILITARI - il testo integrale del discorso del Papa