martedì 1 novembre 2011

La Terra ha 7 miliardi di abitanti. Nella 'Caritas in veritate' Benedetto esorta a non aver paura della crescita demografica: è fattore di sviluppo

Nell'Enciclica "Caritas in veritate" Benedetto XVI esorta a non aver paura della crescita demografica. "Si tratta - spiega - di un aspetto molto importante del vero sviluppo, perchè concerne i valori irrinunciabili della vita e della famiglia". Secondo il Papa, "considerare l'aumento della popolazione come causa prima del sottosviluppo è scorretto, anche dal punto di vista economico: basti pensare, da una parte, all'importante diminuzione della mortalità infantile e il prolungamento della vita media che si registrano nei Paesi economicamente sviluppati; dall'altra, ai segni di crisi rilevabili nelle società in cui si registra un preoccupante calo della natalità". Anche se "resta ovviamente doveroso prestare la debita attenzione ad una procreazione responsabile, che costituisce, tra l'altro, un fattivo contributo allo sviluppo umano integrale", per Papa Ratzinger "l'apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica". "Grandi Nazioni - rileva - hanno potuto uscire dalla miseria anche grazie al grande numero e alle capacità dei loro abitanti", mentre "al contrario, Nazioni un tempo floride conoscono ora una fase di incertezza e in qualche caso di declino proprio a causa della denatalità, problema cruciale per le società di avanzato benessere". Secondo il Papa, del resto, "la diminuzione delle nascite, talvolta al di sotto del cosiddetto 'indice di sostituzione', mette in crisi anche i sistemi di assistenza sociale, ne aumenta i costi, contrae l'accantonamento di risparmio e di conseguenza le risorse finanziarie necessarie agli investimenti, riduce la disponibilità di lavoratori qualificati, restringe il bacino dei 'cervelli' a cui attingere per le necessità della Nazione". Inoltre, "le famiglie di piccola, e talvolta piccolissima, dimensione corrono il rischio di impoverire le relazioni sociali, e di non garantire forme efficaci di solidarietà". "Sono situazioni - scrive - che presentano sintomi di scarsa fiducia nel futuro come pure di stanchezza morale". "Diventa così una necessità sociale, e perfino economica - afferma Benedetto XVI nella sua ultima Enciclica - proporre ancora alle nuove generazioni la bellezza della famiglia e del matrimonio, la rispondenza di tali istituzioni alle esigenze più profonde del cuore e della dignità della persona". In questa prospettiva, proclama il Pontefice, "gli Stati sono chiamati a varare politiche che promuovano la centralità e l'integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, prima e vitale cellula della società, facendosi carico anche dei suoi problemi economici e fiscali, nel rispetto della sua natura relazionale". Al contrario, Papa Ratzinger definisce lesive dei diritti umani le politiche nazionali o sovranazionali che impongono o tendono a imporre di contenere le nascite. I Governi e gli Organismi internazionali non possono dimenticare, continua l'Enciclica, "l'oggettività e l'indisponibilità dei diritti" e "quando ciò avviene, il vero sviluppo dei popoli è messo in pericolo". "Comportamenti simili compromettono - osserva il Papa - l'autorevolezza degli Organismi internazionali, soprattutto agli occhi dei Paesi maggiormente bisognosi di sviluppo. Questi, infatti, richiedono che la comunità internazionale assuma come un dovere l'aiutarli a essere artefici del loro destino". Le politiche di "forzata pianificazione delle nascite" nascono invece da "concezioni materialistiche, nelle quali le persone finiscono per subire varie forme di violenza". "A tutto ciò - conclude - si deve opporre la competenza primaria delle famiglie in questo campo, rispetto allo Stato e alle sue politiche restrittive, nonchè un'appropriata educazione dei genitori".

Agi