L’Europa possiede ancora un’anima o l’ha persa per strada? Il mondo ebraico e quello cristiano si scoprono più che mai vicini nel valutare il futuro del continente e i rischi di quella che viene definita una deriva laicista. La preoccupazione di una Europa concentrata più sulle sorti economiche dell’Euro che non sui valori che sarebbero alla base dello sviluppo culturale dei Paesi membri, accomuna la comunità rabbinica così come i vertici della Chiesa Cattolica (e di quella ortodossa). La domanda "L’Europa ha perso l’anima?" che da tempo Benedetto XVI pone alla politica e all’economia e fa da filo conduttore alla predicazione dall’inizio del suo pontificato, verrà sviluppata a Roma da Lord Jonathan Sack, la massima autorità ebraica britannica, Rabbino Capo delle Congregazioni Ebraiche Unite del Commonwealth invitato dal Vaticano a tenere alla Pontificia Università Gregoriana una lectio magistralis dedicata appunto alla grande questione. Il tema Sacks lo conosce bene. In questi anni lo ha affrontato compiutamente elencando gli effetti negativi del materialismo e del secolarismo della società europea, mettendone in evidenza gli effetti che minano i valori basilari della famiglia, la cellula della società. Tre anni fa denunciò anche, in un importante intervento, la tendenza degli europei al consumismo a discapito dell’altruismo. Nella sua analisi l’Europa viene vista come una società in via di declino. La responsabilità maggiore grava sulla mentalità dominante di coloro che sono ai vertici delle istituzioni e che non difendono adeguatamente la famiglia, la vita, la solidarietà intergenerazionale. Allo stesso modo il Papa, che avrà con Lord Sacks incontro in Vaticano, è d’accodo sul fatto che non si può continuare a pensare di edificare una ”casa comune” trascurando l’identità propria dei popoli. Si tratta, infatti, di un’identità storica, culturale e morale, prima ancora che geografica, economica o politica; un’identità costituita da un insieme di valori universali, che il cristianesimo e la tradizione giudaica hanno contribuito a forgiare, acquisendo così un ruolo non soltanto storico, ma fondativo. Tali valori, secondo Papa Ratzinger, costituiscono l’anima del continente e dovrebbero restare punti fermi nell’Europa del terzo millennio "per essere un fermento di civiltà". Ma se dovessero venir meno, come "potrebbe allora il vecchio continente continuare a svolgere la funzione di lievito per il mondo intero?". Il timore di una Europa senza Dio è ben presente anche agli ortodossi. Già nel 2006, per la prima volta, un organismo della Santa Sede e il Patriarcato di Mosca hanno organizzato insieme un incontro a Bruxelles grazie al quale è nata una piattaforma di lavoro comune per contrastare il "processo di perdita di identità" e per "proporre con forza un progetto di futuro".
Franca Giansoldati, Il Messaggero