"Una persona credibile che lavora per il bene del Paese". Questo è il giudizio dei più stretti collaboratori di Benedetto XVI dopo la visita di Mario Monti in Vaticano. "Un incontro non di circostanza e accuratamente preparato", l’ha definito L’Osservatore Romano, per sottolineare come l’udienza, chiesta dal presidente del Consiglio e subito concessa, sia stata ben di più di una stretta di mano a favore di telecamere e fotografi. Il premier, nonostante le presenze nell’esecutivo di autorevoli ministri provenienti dal mondo cattolico organizzato, intende gestire in prima persona i rapporti con il Vaticano e con la Chiesa italiana. Non è andato Oltretevere in cerca di legittimazioni e non si è chinato a baciare l’anello al Papa. Ma ha incassato comunque la simpatia e il sostegno delle autorità della Santa Sede e dello stesso Benedetto XVI. Nei faccia a faccia con Papa Ratzinger e poi con il cardinale Segretario di Stato Bertone non si è parlato dell’Ici sugli immobili di proprietà ecclesiastica. L’occasione per scendere nei dettagli sull’argomento, oggetto di un confronto in atto tra il governo e la Chiesa italiana, sarà il ricevimento per l’anniversario dei Patti Lateranensi all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, il prossimo 16 febbraio. E non è escluso che vi si possa arrivare già con una soluzione praticabile e condivisa. In quella circostanza, alla presenza del presidente della CEI Angelo Bagnasco, che non si è ancora incontrato con Monti per parlare di questo, si scenderà più nello specifico. I temi affrontati ieri sono stati comunque concreti e hanno riguardato l’Europa e il suo ruolo sulla scena internazionale, la crisi economica, la libertà religiosa, la disoccupazione, la coesione sociale. Sono stati sottolineati l’impegno del governo italiano per fermare le persecuzioni dei cristiani, e l’impegno della Chiesa nell’azione quotidiana per i più poveri e bisognosi. Joseph Ratzinger e Mario Monti si sono intesi bene, come due professori di lungo corso. La regia è stata impeccabile e nulla lasciato al caso o all’improvvisazione. Al Vaticano è piaciuto l’approccio istituzionale di Monti, il quale, a sua volta, è rimasto colpito dalla lucidità dell’analisi di Papa Ratzinger sulla situazione europea e sul ruolo della Germania, come pure dalla semplicità con cui il Papa ha dialogato con lui nella parte del colloquio definita più "personale". La delegazione italiana ha tenuto anche questa volta a sottolineare il nuovo corso del governo in tempo di crisi economica, arrivando in Vaticano con un corteo ridotto all’osso, con i ministri Terzi e Moavero insieme al sottosegretario Catricalà nella stessa Lancia Delta. Non è mancato a questo proposito un risvolto umoristico: una ventina di minuti prima dell’arrivo di Monti, quando il picchetto di guardie svizzere era già schierato nel cortile di San Damaso, ha fatto il suo ingresso all’improvviso l’Apecar azzurro di due operai vaticani: un mezzo troppo minimale anche per il sobrio premier. Nel suo volume sul governo dell’economia e della moneta consegnato a Benedetto XVI, Monti ha inserito due segnalibro d’argento, con il simbolo del Senato, per sottolineare due passaggi significativi del volume: quello in cui afferma che il mercato deve "coesistere con la solidarietà" e che il garante di questo rapporto è lo Stato, e un altro passaggio su "etica e responsabilità" con un riferimento alla figura di Luigi Einaudi. Il nuovo corso dei rapporti Italia-Vaticano ha portato a rafforzare ulteriormente il ruolo e l’influenza dell’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco, come pure la figura discreta del giovane vice segretario generale della presidenza del Consiglio, Federico Toniato, che collabora con il premier per rapporti con l’entourage papale, la Segreteria di Stato, la Conferenza Episcopale italiana. Mentre Monti si accomiatava da Benedetto XVI nella biblioteca, il segretario del Papa, Georg Gänswein, ha raggiunto Toniato, che in quel momento era in disparte, per stringergli la mano con uno sguardo d’intesa.
Andrea Tornielli, Vatican Insider