lunedì 27 febbraio 2012

La nota dei vecchi e nuovi dirigenti del Governatorato sul caso Viganò. Uno dei 4 firmatari: siamo stati costretti a firmare a scatola chiusa

I vecchi e i nuovi dirigenti del Governatorato furono "costretti" a firmare la dura nota di condanna contro il vescovo Carlo Maria Viganò, l'ex segretario generale dello stesso Governatorato "esiliato" alla nunziatura della Santa Sede di Washington dopo aver denunziato al Papa e al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone gravi casi di corruzione, malaffare e truffe in Vaticano. Accuse rimbalzate agli onori delle cronache giudiziarie dopo le pubblicazioni di due lettere di protesta nelle quali monsignor Viganò lamentava di essere stato vittima di una sorta di congiura da parte di quanti Oltretevere non hanno mai visto di buon occhio la sua opera di pulizia. La severa presa di posizione dell'ex segretario generale del Governatorato è stata, però, smentita ufficialmente, nel merito, nei contenuti delle lettere e nelle accuse formulate contro i suoi avversari, da una inusuale nota firmata dal nuovo presidente del Governatorato, il card. Giuseppe Bertello e dal vescovo Giuseppe Sciacca, attuale segretario generale, ma anche dall'ex presidente, il card. Giovanni Lajolo, e dall'ex vice segretario generale, il vescovo Giorgio Corbellini. La nota è stata pubblicata il 4 febbraio scorso dalla Sala Stampa della Santa Sede e da L'Osservatore Romano in prima pagina. Ai 4 firmatari, però, il testo era stato fatto recapitare poche ore prima della pubblicazione. Qualcuno dei monsignori che appare in calce al testo non ha avuto nemmeno il tempo di leggerlo con attenzione e, magari, apportare qualche osservazione. "Siamo stati costretti a firmare a scatola chiusa", confida una dei 4 firmatari.Nel comunicato la sconfessione di monsignor Viganò è stata totale. Le sue ''asserzioni'' sugli ammanchi, la corruzione, il presunto sistema di malaffare in appalti e forniture Oltretevere, - si legge nel testo - ''sono frutto di valutazioni erronee, o si basano su timori non suffragati da prove, anzi apertamente contraddetti dalle principali personalità invocate come testimoni''. I vertici, nuovi e vecchi, del Governatorato, però, hanno dovuto praticamente a loro insaputa esprimere ''grande amarezza'' per la pubblicazione delle due lettere di Viganò. Gli autori reali del comunicato sono stati dunque "altri" e non è azzardato immaginare che hanno ubbidito al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ma questo è un altro episodio che la dice lunga sullo stato dei rapporti all'interno del Vaticano.

La Repubblica.it