Ecco come è nato Vatileaks, secondo la versione di Paolo Gabriele (nella foto con Benedetto XVI), il "Corvo". Davanti agli inquirenti vaticani Gabriele ha confessato di essere stato lui stesso, personalmente, a contattare il giornalista Gianluigi Nuzzi per consegnargli i documenti che in gran parte costituiscono il contenuto del bestseller "Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI". Perché? Perché, ha detto Gabriele, voleva aiutare l'opera di pulizia avviata dal Papa. Perché Nuzzi? Perché ne aveva apprezzato il precedente libro "Vaticano Spa". Insomma, Gabriele è reo confesso del trafugamento dei documenti sottratti dalla scrivania del Papa. E ha sostenuto di aver agito da solo (e allo stato degli atti risulta essere l'unico indagato per il reato di furto aggravato). Ma c'è un'altra rivelazione. Nei tre interrogatori a cui è stato sottoposto (compreso quello finale, durato sette ore, tre settimane fa) Gabriele ha affermato di essere lui la persona che è apparsa in tv camuffata e con la voce alterata nella trasmissione del 22 febbraio "Gli Intoccabili", e che è stata intervistata da Nuzzi come il "Corvo". Conferme di queste parole? Nel suo libro, uscito in libreria il 18 maggio scorso (Gabriele è stato arrestato il 23 maggio), Nuzzi scrive che senza "Vaticano Spa" non gli sarebbe stato possibile fare il nuovo libro grazie alla fonte "Maria", anche se successivamente ha dichiarato che almeno in un caso i documenti gli erano stati passati da chi li aveva scritti, cioè da chi li possedeva legittimamente. Interpellato dal Corriere della Sera Nuzzi, naturalmente non ha voluto confermare se l'ex maggiordomo fosse "Maria". Quanto alla persona che è apparsa in trasmissione, Nuzzi ha parlato "anche di attore professionista". Gli accertamenti compiuti dalla magistratura vaticana, gli interrogatori, ad ampio raggio, cui sono stati sottoposte decine di persone in qualità di testimoni, ci diranno se sono stati trovati riscontri alla versione di Gabriele, oppure no. Resta il fatto che Gabriele è reo confesso della sottrazione dei documenti e della loro divulgazione. E da questo punto di vista si comprende bene l'iniziativa di scrivere al Papa una lettera in cui chiede perdono per quello che ha fatto, missiva consegnata alla commissione cardinalizia d'inchiesta presieduta dal card. Herranz. Quanto ai leaks si è avverato quanto disse il "Corvo" nella trasmissione di Nuzzi: "La sicurezza vaticana è molto efficace ed efficiente" e quindi chi volesse rendersi protagonista di nuove fuoriuscite di notizie "non avrebbe più facoltà nel farlo". Così è stato. Nonostante Gabriele avesse casa "imbottita" letteralmente di carte e documenti, salvati addirittura dentro la scheda di memoria della Playstation del figlio. Altre affermazioni televisive del "Corvo" non hanno trovato riscontro nella realtà come la rivendicazione di "lavorare nella Segreteria di Stato" e del numero totale di persone coinvolte ("più di venti") nel portare oltre le Mura Leonine i documenti. Per capire la storia nel suo complesso bisognerà però attendere ancora qualche altro giorno. Non c'è nessun giallo in questo ritardo, tanto più che la magistratura vaticana è stata invitata dal Papa stesso, nel summit di Castelgandolfo del 26 luglio, alla solerzia. C'è piuttosto la necessità per i magistrati vaticani di scrivere con accuratezza degli atti giudiziari che rimarranno comunque storici: la sentenza di rinvio a giudizio dell'ex maggiordomo del Papa, prevista tra domani e dopodomani è slittata alla fine di questa settimana, tra venerdì e sabato. Gli atti che devono essere depositati sono due: la requisitoria del promotore di giustizia, Nicola Picardi, che rappresenta l'accusa, cioè il pubblico ministero, e l'ordinanza-sentenza che sarà scritta dal giudice Piero Antonio Bonnet.
Maria Antonietta Calabrò, Corriere della Sera