
Nella Francia post-rivoluzionaria, segnata dal razionalismo che voleva allontanare Dio dal cuore degli uomini, il Curato d’Ars attirò migliaia di anime al cuore di Dio. Ci riuscì non per le sue qualità umane, constata il Papa, ma perché si conformò al Buon Pastore fino a dare la vita per le sue pecore: “La sua esistenza fu una catechesi vivente, che acquistava un’efficacia particolarissima quando la gente lo vedeva celebrare la Messa, sostare in adorazione davanti al tabernacolo o trascorrere molte ore nel confessionale...riconosceva nella pratica del Sacramento della penitenza il logico e naturale compimento dell’apostolato sacerdotale” (5 agosto 2009).
L’amicizia con il Signore: ecco, evidenzia il Papa, il vero segreto del “successo” di San Giovanni Maria Vianney. Analfabeta fino all’età di 17 anni, giunse all’ordinazione dopo non poche traversie e incomprensioni. I suoi limiti umani però non lo fermarono. Anzi, lo spinsero ad affidarsi sempre più totalmente al Signore e a lasciarsi guidare da Lui. Questo completo affidamento, è l’esortazione del Papa, è proprio quanto devono fare i sacerdoti del nostro tempo: “Sull’esempio del Santo Curato d’Ars, lasciatevi conquistare da Cristo e sarete anche voi, nel mondo di oggi, messaggeri di speranza di riconciliazione, di pace” (31 marzo 2010).
In questo tempo, avverte ancora il Pontefice, si sente urgente il bisogno di sacerdoti santi, di testimoni credibili. Preti umili ed eccezionali al tempo stesso, proprio come San Giovanni Maria Vianney che seppe rispondere alla sete di verità degli uomini del suo tempo. Come lui, esorta il Papa, i sacerdoti devono coltivare e accrescere, giorno dopo giorno, “un’intima unione personale con Cristo e devono insegnare a tutti questa unione”: “Solo se innamorato di Cristo, il sacerdote potrà toccare i cuori della gente ed aprirli all’amore misericordioso del Signore” (5 agosto 2009).
Radio Vaticana