Si conclude la settimana prossima la prima puntata della vicenda giudiziaria di Paolo Gabriele (nella foto con Benedetto XVI), il maggiordomo al centro della fuga di documenti riservati del Papa (Vatileaks). Nel corso della settimana, infatti, l'ex assistente di camera di Benedetto XVI sarà prosciolto o, più probabilmente, rinviato a giudizio dal giudice istruttore vaticano Piero Antonio Bonnet. Il magistrato sta preparando in questi giorni la sentenza conclusiva dell'istruttoria, mentre il "promotore di giustizia" Nicola Picardi sta ultimando la requisitoria. Paolo Gabriele, arrestato il 23 maggio, agli arresti domiciliari dal 21 luglio, rimane ad ogni modo l'unico indagato. Il capo d'accusa che gli viene contestato è il "furto aggravato" delle carte del Papa, non, dunque, la loro diffusione. Il legale del maggiordomo, Carlo Fusco, ha puntualizzato che il suo assistito non ha avuto mandanti e complici. I due documenti che la magistratura vaticana sta scrivendo, che potrebbero essere resi pubblici, potrebbero però contenere indicazioni sulla catena di persone che ha fatto filtrare i documenti fotocopiati da Paolo Gabriele sulla stampa italiana e, poi, nel libro di Gianluigi Nuzzi "Sua Santità". Nei 'rumors' di queste settimane in Vaticano si è parlato insistentemente di cittadini italiani coinvolti. Il giornale tedesco Die Welt ha recentemente fatto i nomi del cardinale italiano Paolo Sardi, ex 'ghostwriter' del Papa, del vescovo tedesco Josef Clemens, ex segretario personale di Joseph Ratzinger, e della sua ex governante, Ingrid Stampa, ma la Sala Stampa vaticana ha smentito che si tratti di sospettati, pur confermando che sono tre delle persone ascoltate in queste settimane. Da quel poco che è filtrato in queste settimane di istruttoria, si sa che i magistrati vaticani hanno interrogato tre volte il maggiordomo del Papa, hanno interrogato altre persone informate dei fatti ed hanno disposto alcune perquisizioni con la collaborazione della gendarmeria vaticana. Il Papa, poi, ha anche incaricato una commissione guidata dal card. Julian Herranz, composta dai cardinali Salvatore de Giorgi e Jozef Tomko, e assistita dal cappuccino Luigi Martignani, di una discreta indagine parallela, capace, in virtù del 'grado' porporato dei suoi componenti, di ascoltare anche cardinali e vescovi. Le "audizioni" sono state una trentina e la commissione ha consegnato le conclusioni al Papa in un'udienza a Castel Gandolfo che si è svolta lo scorso 27 luglio. In quell'occasione il Papa ha ricevuto, per circa 45 minuti, la commissione cardinalizia, i magistrati vaticani, accompagnato (una foto dell'incontro collettivo è stata pubblicata sulla prima pagina de L'Osservatore Romano) da mons. Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato, mons. Georg Gänswein, segretario particolare del Papa, Domenico Giani, comandante della Gendarmeria vaticana, e Greg Burke, consulente per la comunicazione della Segreteria di Stato. Assente il card. Tarcisio Bertone, che si trova in vacanza. Il Papa, come ha reso noto la Sala Stampa della Santa Sede, ha invitato la magistratura vaticana a "proseguire il lavoro con solerzia". Un'espressione che fa intendere l'intenzione di Papa Ratzinger di andare fino in fondo alla vicenda. Se non è affatto escluso che, alla fine, Benedetto XVI conceda la grazia al suo ex maggiordomo, non sembra improbabile, insomma, che la vicenda di Paolo Gabriele continui con un processo, che potrebbe essere celebrato il prossimo autunno.
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