lunedì 10 settembre 2012

Il vescovo di Kansas City, condannato per omessa denuncia di un prete pedofilo, non ha intenzione di dimettersi. Fedeli della diocesi: deve andarsene

Ci sono stati casi di vescovi rimossi per motivi diversi, ma finora, si domandano increduli i fedeli della diocesi di Kansas City, non era mai accaduto che un vescovo fosse costretto a lasciare il suo incarico per questioni legate alla pedofilia, e nonostante mons. Charles Scicluna abbia ribadito che il Magistero papale su questo versante sia limpido e chiaro, restasse al suo posto. Il 19 maggio 2011 era finito in carcere Shawn Rattigan, prete diocesano di Kansas City, in servizio in parrocchia di St. Patrick e scuola annessa, dove era in prima fila nell’organizzare marce per la vita e pellegrinaggi mariani. L’accusa era possesso di foto pornografiche, che le indagini han poi rivelato essere scattate fra parrocchia e scuola: un prete pedofilo cui il suo direttore superiore, nello specifico il vescovo Finn, avrebbe dovuto applicare tutte le norme stabilite in accordo col Vaticano. Ma non è stato così. La segnalazione di casi di abuso era giunta già un anno prima sulla scrivania del vescovo a firma di numerosi genitori e di Julie Hess, dirigente della scuola, tanto che Rattigan aveva tentato il suicidio in un garage a dicembre 2010, ma la denuncia alle autorità competenti non è arrivata. Il prete rimosso dalla scuola venne inviato presso una struttura religiosa a Independence nel Missouri dove però avrebbe avuto accesso a computer e cellulare e pure celebrato con dei minori. Di qui denuncia, arresto, relativo processo e condanna in agosto 2011, ma altri capi d’imputazione pendono a suo carico. Incriminazione anche nei confronti del vescovo nell’ottobre scorso: Finn ha sempre dichiarato di aver omesso la denuncia “per salvare il sacerdozio di Rattigan”. Iter giudiziario un po’ più lungo e sentenza emessa dal giudice John Torrence il 7 settembre: in anni di scandali su abusi sessuali del clero è la prima volta che negli Stati Uniti viene condannato un vescovo (una condanna in Francia nel 2001). 2 anni di pena condizionata (tra le 9 condizioni c’è anche quella del rispetto dell’obbligo di denuncia all’autorità giudiziaria dei sospetti di pedofili) e in caso di buona condotta, la pena verrà cancellata. “Il mondo deve sapere che non importa chi sei, ma devi essere tenuto agli stessi standard come tutti gli altri”, ha commentato il procuratore Jean Peters Baker della Jackson County dopo il verdetto che invece ha scagionato la diocesi. Per i cattolici di Kansas City una sentenza annunciata, cui erano convinti seguissero le dimissioni del vescovo: “Non si può andare avanti come se nulla fosse accaduto - è il commento quasi unanime - il vescovo deve andarsene”. Ma la giustizia civile ha concluso il suo compito e solo il Papa può intervenire. Qualcuno invoca le dimissioni, come ha fatto per lo stesso motivo il card. Bernard Law a Boston nel 2002 o Daniel Walsh di Santa Rosa nel 2011, o il vescovo ausiliare di Los Angeles che ha lasciato il suo incarico lo scorso gennaio dopo aver confessato la paternità di due ragazzi. “Il vescovo si augura di poter continuare a svolgere le sue funzioni”, si legge invece in un comunicato del portavoce della diocesi Jack Smith. E intanto il card. Sean o’Malley di Boston è alle prese con decine di denunce e processi tanto che viene segnalata la carenza di avvocati canonisti in grado di farvi fronte e la diocesi , già costretta al licenziamento di personale e alla vendita del campus di Brighton, sta avviandosi ad un crack finanziario.

Maria Teresa Pontara Pederiva, Vatican Insider