giovedì 5 febbraio 2009

I vescovi nigeriani in visita 'ad limina apostolorum'. Mons. Onaiyekan: si rafforza il dialogo con l'islam. Aspettiamo con gioia le parole del Papa

Un Paese a maggioranza musulmana, di circa 150 milioni di abitanti, molti dei quali musulmani o fedeli alle religioni tradizionali: è questa la realtà attuale della Nigeria, Paese che tuttavia vanta anche il più alto numero di vescovi dell'Africa e una Chiesa in grande rigoglio. Da questa mattina, la situazione dei cattolici locali è al vaglio del Papa con l'inizio della visita "ad limina apostolorum" dei presuli nigeriani, che durerà per tutto il mese. "Si dice che in Nigeria abbiamo cristiani e musulmani - afferma l'arcivescovo di Abuja, John Olorunfemi Onaiyekan - ma non si deve dimenticare che come cristiani apparteniamo a diversi gruppi e che, anche fra noi, non sempre abbiamo lo stesso modo di vedere le cose. Infatti, molto spesso, quando scoppiano i conflitti fra cristiani e musulmani generalmente sono causati da gruppi estremisti di ambedue le parti: sia fanatici musulmani, che fanatici di matrice cristiana. Va detto, comunque - prosegue l'arcivescovo alla Radio Vaticana - che nella Chiesa Cattolica tutto è sano: anche i musulmani riconoscono che, grazie al fatto che la nostra Chiesa possiede delle direttive molto precise sul dialogo con i musulmani, che seguiamo con grande attenzione, abbiamo un modo di rapportarci con i musulmani che sul serio promuove delle buone relazioni di rispetto reciproco". "Abbiamo nel nostro Paese il Consiglio interreligioso nigeriano - spiega l'arcivescovo - che è composto da leader cristiani e islamici. Io, come presidente dell'Associazione cristiana della Nigeria, sono il responsabile dei gruppi cristiani. Con il sultano di Sokoto - riconosciuto come il capo dei musulmani - abbiamo delle riunioni regolari, durante le quali cerchiamo di individuare le sfide comuni: buon governo, povertà, malattia, lotta all'Aids. Poi cerchiamo le risorse spirituali, i valori morali che cristiani e musulmani condividono e sulla base di ciò cerchiamo di affrontare tali sfide. Speriamo che, continuando così, si riesca a cambiare la brutta reputazione che la Nigeria purtroppo possiede: quella di un Paese dove i musulmani e i cristiani non vivono mai insieme in pace, il che non è vero. E speriamo anche, alla fine di questa visita ad limina, di poter tornare con rinnovato slancio apostolico alle responsabilità che abbiamo in Nigeria. Siamo 60 vescovi - conclude - e siamo a Roma in due gruppi: ma i due gruppi vivranno una giornata comune, il 14 febbraio, quando avremo l'udienza con il Papa, che ci parlerà come ad un corpo unito. E noi aspettiamo quel momento con grande gioia".