“Più chiaro di così non poteva essere”. Per il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, il discorso di ieri del Papa ai membri della delegazione della Conference of Presidents of Major American Jewish Organizations “dimostra che le polemiche montate nelle settimane scorse erano proprio prive di fondamento. Con questa dichiarazione - dice all'agenzia SIR il Custode - il Papa ha voluto chiudere in maniera definitiva questa vicenda facendo chiarezza in modo inequivocabile. Benedetto XVI ha riaffermato quella che da sempre è la posizione della Chiesa”. Circa il viaggio in Terra Santa, al quale il Pontefice ha detto di prepararsi, “sappiamo che è in fase di organizzazione. Sarà una visita molto importante e avrà una degna accoglienza. Una visita importante anche per ribadire le relazioni con Israele e con il mondo palestinese ma soprattutto per incoraggiare la comunità cristiana locale”. Da questo punto di vista la visita potrebbe ulteriormente “favorire la conclusione dell’accordo in materie fiscali e sui beni ecclesiastici tra Santa Sede e Israele. I negoziati hanno avuto una forte accelerazione in questi ultimi mesi e credo che dovremmo essere vicini alla conclusione, almeno lo spero”.
venerdì 13 febbraio 2009
L'ambasciatore d'Israele: i negoziati procedono bene, il Papa è il benvenuto. Il Custode di Terra Santa: ha riaffermato la posizione della Chiesa
Qual è lo stato dei negoziati tra Santa Sede e Israele per la definizione dello status fiscale della Chiesa? Il quotidiano on-line Il Velino ne ha parlato con l'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Mordechai Lewy (nella foto con Benedetto XVI). "I negoziati - ha risposto il diplomatico - stanno procedendo bene e credo che un'intesa sia vicina. Mi preme ricordare che i negoziati sono portati avanti a livello di esperti, il cui lavoro non dipende nè dal governo uscente nè da quello che lo sostituirà. E immagino che anche con il nuovo esecutivo non cambiera' il clima di cooperazione". La questione si trascina dal 1993, quando il Vaticano allacciò rapporti diplomatici con lo Stato ebraico e le parti siglarono un "Accordo fondamentale". L'ambasciatore ha poi aggiunto una considerazione: "Va ricordato che la visita del Papa non è in alcun modo legata ai negoziati in corso. I due dossier sono del tutto distinti". Quanto al prossimo viaggio del Papa in Israele, annunciato informalmente per maggio ma non ancora ufficializzato, il diplomatico ha affermato che le elezioni appena concluse nel suo Paese "non hanno alcun effetto sulla preparazione della visita, che è cominciata molto tempo fa". Allo stesso modo il lungo processo di formazione del nuovo esecutivo "non influenzerà in alcun modo la visita per una serie di motivi: in primo luogo - ha dichiarato Lewy - il Papa è sempre molto ben accetto in Israele. Quindi lo sarà anche dal prossimo governo. Va poi ricordato - ha spiegato l'ambasciatore - che il Santo Padre non è solo il capo della Chiesa Cattolica ma è anche un capo di Stato. E in questa veste è stato invitato dal presidente Shimon Peres che è indipendente dal governo".